Psicoterapia on line e italiani all’estero: Meglio un terapeuta italiano on line o uno straniero in presenza?

Come scegliere il terapeuta.

Hai mai pensato a una psicoterapia in remoto? Che tu sia all’estero o no questo articolo ti aiuterà a capire come scegliere il terapeuta. Molti scrittori hanno scritto che nella domanda vi è la risposta, ma direi che già nella scelta c’è la via della terapia. Etimologicamente la parola scelta rimanda, inoltre, all’eresia e ogni scelta è un atto eretico che comporta un rogo da attraversare. Insomma non è facile capire quale terapeuta potrebbe fare al caso nostro. Uomo o donna, giovane o vecchio, italiano o straniero… potremmo proseguire questa lista all’infinito  ma qui mi soffermerei sulla fatica della scelta per chi si trova all’estero. Si perché al peso della scelta si pone anche l’annoso dilemma della terapia on line contro quella in presenza.

Clicca qui se vuoi leggere “A cosa serve lo Psicologo o lo psicoterapeuta?”

Allora in questo articolo vi sottolineerò rapidamente i vantaggi e gli svantaggi della terapia on line e come sciogliere i dubbi se vi trovate all’estero. Parlare di Estero, per estensione, ci darà spunti anche su terapeuti che sono di una città diversa dalla nostra. Hillman ci provocava dicendo che un terapeuta e un paziente se hanno città di residenza diverse non possono lavorare… ma certamente era più uno spunto di riflessione. Quindi parleremo del simbolismo di ciò che è Estero, di inculturazione e acculturazione e di etnopsicologia… Procediamo.

Psicoterapia on line o in presenza

La terapia in remoto è una sfida dell’ultima era e presenta degli elementi di continuità con la terapia e altri di scollamento. Proverei ad analizzarne qui alcuni:

  • Cosa si perde e cosa si guadagna. Certamente si perde parte delle informazioni, Odori, rumpori, gesti, la parte inferiore del corpo è spesso se non sempre esclusa dalla telecamera. Per questo si devono invitare i pazienti, se possibile, a fornire un’inquadratura il più completa possibile. Dall’altra c’è un guadagno di elementi altrimenti esclusi dalla terapia, come tutti gli elementi di arredamento e gli oggetti nonché le luci dell’abitazione del paziente.
  • La qualità del setting. Ossia l’organizzazione della stanza d’analisi. Mentre in presenza sarà il terapeuta a curarsi di questo aspetto, cercando di garantire comfort e criteri di privacy nonché di sicurezza, nella terapia on line è il paziente in prima persona che diventa curatore della stanza d’analisi. Questo può risultare di particolare utilità se ben lavorato e parlato col terapeuta. Lui, il terapeuta potrà aiutare il paziente a curare lo spazio e a leggere il senso di quello scelto. In auto, in cantina o nella propria stanza il paziente diventa parte attiva, sarà attivo nel generare uno spazio protetto in cui prendersi cura di se. Questa è già metà della terapia. Nei casi in cui lo spazio manchi il luoghi della terapia on line potranno essere molteplici.
  • La qualità della comunicazione. Qui non ci riferiamo tanto alla qualità della connessione, che comunque deve essere controllata e garantita, ma ci riferiamo a quale modalità di comunicazione si attiva. Per certi versi mentre di persona, come terapeuti siamo molto attenti al linguaggio non verbale perché più autentico, perchè è quello a cui i pazienti pongono meno attenzione, in remoto questo perde di forza, anche a causa del mezzo, mentre riprende vigore la parola. Si crea quello strano effetto da “Leoni da Tastiera” ossia una certa disinibizione a mostrare le istanze emotive, la rabbia o la disperazione saranno tanto più forti poiché il distanziamento generato dal mezzo ci fa sentire maggiormente nella possibilità di esprimerci in modo protetto. Ma molte altre piccole variabili saranno tenute da conto da parte dei terapeuti.
  • L’autenticità dell’incontro. La modalità in remoto talvolta può considerarsi una difesa mentre altre volte si dimostra un punto di forza. Molti pazienti risultano percepire maggiori benefici proprio nella modalità in remoto.

Italiani all’estero: inculturazione e acculturazione

Quando si va all’estero per sempre a vivere si procede ad un processo imponente di acculturazione che non va però confuso con l’inculturazione. Infatti, mentre quest’ultima è il processo attraverso cui dalla nascita apprendiamo e sedimentiamo un sistema di norme e valori sociali condivisi nella cultura di nascita, l’acculturazione è il processo di accrescimento di questo sistema attraverso l’incontro con culture diverse. Mentre l’inculturazione avviene una sola volta, l’acculturazione può avvenire più volte, ogni volta che si incontra una cultura diversa. Questo ci pone una riflessione sulla terapia. Il terapeuta può lavorare bene se acculturato alla cultura del paziente o sarebbe opportuno che ne condivida il processo di inculturazione? La risposta è, come ci si attenderebbe, diplomaticamente banale, ossia che un buon terapeuta saprà gestire la terapia pur non condividendo col paziente l’inculturazione. Ma questo comporterà un po’ di fatica in più.

La terapia on line riduce il gap dell’acculturazione

La terapia in remoto offre la possibilità di ridurre il gap legato all’inculturazione, perchè offre la possibilità di rivolgersi a un terapeuta madrelingua cosa meno probabile nel paese estero di residenza. Questo significa che on line si può avere lo stesso vocabolario, le stesse tradizioni immaginative, le fantasie politiche e religiose, le pietanze e le bevande, le barzellette, gli eroi nazionali e gli eventi traumatici collettivi. Tutto questo è un patrimonio fondamentale di cui si sente il sedimento soprattutto nell’attività onirica. Nulla che non possa essere affrontato con un buon terapeuta che conosca la nostra lingua o noi la sua, ma non sempre è così.

Cosa è l’ESTERO?

Prima di congedarci direi che due parole sull’estero vanno spese. Spesso accade che chi ha un buon approccio col viaggio, con la conoscenza di paesi stranieri, con la possibilità di esplorare nuovi territori e paesi, non necessariamente ha altrettanta scioltezza nell’esplorazione di territori dell’anima che potremo definire “ESTERO“. Andare all’estero della psiche significa esplorare quei territori dell’anima che ci incutono timore e concedersi cambiamenti. Chi si muove molto nel mondo concreto spesso ha proprio maggiori difficoltà in quello psichico.

In questo senso la psicoterapia promuove il dialogo tra queste spinte a conoscere paesi nuovi e quelle a conoscere nuovi aspetti di se. La psicoterapia va sempre all’estero, ma in pace con le proprie origini.

Quindi se sei un ristoratore che lavora in Sri lanka, oppure un artigiano che sta in Cile, un diplomatico in Giappone, un ingegnere che fa pompe idrauliche in Kuwait, un sarto a Mosca, un artista a Pechino, uno scrittore a Berlino o un musicista a new Orleans, oppure se hai sposato qualcuno che ti ha portato altrove, allora puoi fare una scelta. Una volta che la terapia on line risulti per te sufficientemente praticabile, allora potrai beneficiare di un terapeuta con il quale potresti avere un giovamento Maggiore.

Etnopsicologia e etnopsicoterapia

Sia inteso comunque che ogni terapia che si rispetti sa muoversi nel terreno dell’intercultura. Anzi dire che la terapia ha proprio nella cultura uno dei suoi strumenti principali. Quindi anche un terapeuta straniero ma in presenza sarà molto utile e capace di dare sostegno e orientamento al vostro universo emotivo e motivazionale. Comunque, consenso informato e fatturazione come in presenza mentre, per quanto riguarda la mascherina, si risparmia e la terapia torna al suo scopo principale, levarsi le maschere e scoprire chi si è. Buona terapia.

Clicca qui se vuoi leggere “La psicoterapia on-line. Funziona? Quali opinioni?”

Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

Email

luca.urbanoblasetti@gmail.com

Telefono

Mobile: 329 100 58 24