La Terapia di coppia serve a separarsi? Qui i perché, i quando e quali obiettivi.

Tutti sono contro la coppia! “La coppia non piace a nessuno. Nemmeno a Dio” così dice il Prof. Carmine Saccu. E direi che mai frase fu più azzeccata. Dentro a una famiglia tutte le forze sembrano muovere in direzione delle incrinature della coppia. I figli mettono il ditino proprio su quella scheggiatura del parabrezza e spingono, leggermente, e intanto lui, il vetro si vena anche fino a frantumarsi. Ma anche la moglie è contro quel “Noi” che la limita e la obbliga a una vita faticosa, e così anche il marito. Insomma la coppia è un entità terza le cui forze in gioco sono complesse e richiedono un’analisi puntuale… proviamoci.

La psicoterapia di coppia e la separazione

La coppia è costituita da un marito una moglie e un “NOI”, o magari due mogli o due mariti. Ognuno si sposa o inaugura una vita di coppia con una precisa immagine del compagno*, di se stesso* e di quel Noi. Il punto è che quelle immagini non hanno molto a che fare con la realtà. Esiste, oltre l’idea dell’altro, un compagno* concreto, un “me” concreto e un noi concreto. La vita della coppia è sempre scandita dalla costante e graduale rinuncia alle idee e alle fantasie su queste tre entità, e dalla complementare sempre maggiore presa di contatto con la realtà di queste entità. In questo senso la terapia di coppia  è sempre un percorso di separazione.

Separarsi da cosa? Perché? Come?

È sempre un percorso di separazione non significa che ciò avverrà necessariamente in modo fisico. Significa soltanto che ci si deve separare dall’idea e dall’ideale di me, dell’altro* e del Noi. Allora, banalizzando con esempi un po’ stereotipati, il marito premuroso, coraggioso e forte, lo scopriamo distratto e un po’ pusillanime, e la moglie che cura ed è sessualmente disinibita si riscopre presa dagli impegni come madre e più algida. Ogni idea, qualità e talento che avevamo pensato esservi nel nostro compagno* si dimostra sempre più illusorio e, si sa, quando c’è illusione, poi ci viene a trovare, puntuale come sempre, sua sorella delusione. E questo processo riguarda anche il “Noi”. La coppia è destinata sempre a veder crollare quell’idea che si era fatta di se. Se questo non avviene, se la coppia non si concede di rinunciare al lieto fine e, conseguenzialmente rinunciare al fatto che le idee non hanno nulla a che fare col concretismo, allora potrebbe rendersi necessaria la separazione fisica, la separazione giuridica. Tutto ciò che non siamo disposti a fare psicologicamente, saremo costretti a farlo fisicamente.

Separarsi è salutare

Questo è l’aspetto più importante, ossia che il separarsi da queste fantasie è salutare, come lo è separarsi dall’idea di Babbo Natale, del Principe Azzurro, dell’Orco cattivo. Una coppia che resta legata inscindibilmente a queste fantasie reciproche primordiali, non è una coppia sana e sarà costretta a grandi fatiche psicologiche per tenere protette queste idee illusorie. Questo perché per evitare le delusioni dovrà all’infinito somigliare a quelle fantasie. Il marito dovrà dimostrarsi sempre premuroso e coraggioso e la moglie sempre calorosamente presa dal prendersi cura.

Chi va in terapia di coppia

In terapia di coppia va, quindi, chi è pronto a separarsi. Sarebbe bene dire che in terapia di coppia ci sono molte persone. C’è l’dea di mio marito, lui, e l’idea che lui ha di se. C’è l’idea di mia moglie, lei e l’idea che lei ha di se. Infine c’è quel “Noi” e l’idea che il marito ne ha e l’idea che la moglie ne ha. Una moltitudine di persone, personaggi e individui che rende estremamente complessa la comunicazione. E se a questi aggiungiamo il terapeuta con l’idea che ha di se  e le idee che ne ha ogni membro della coppia, allora ci viene da sorridere e da scappare da questo articolo e dalla terapia di coppia.

Quando iniziare una terapia di coppia: Rabbia e violenza domestica?

La terapia di coppia inizierà, molto semplicemente, quando una serie di eventi, dalla nascita del primo figlio, ai traslochi, fino ai cambi di lavoro, si presenteranno come terremoti che cambieranno il terreno obbligando a intravedere cosa si cela dietro a tutte quelle reciproche maschere.

Quando ci dicono che Babbo Natale non esiste ci arrabbiamo e, nello stesso modo, i membri della coppia si arrabbiano. Per questo la marzialità, ossia la presenza di Marte che tutela i confini, si manifesta. La violenza può essere verbale, psicologica o fisica e generalmente la terapia di coppia si rivolge alle coppie in cui queste modalità rientrano in livelli di rispetto reciproco di base. Le volte in cui questa rabbia conduce a violenze che trascendono un livello di conflittualità accettabile, allora è opportuno intervenire sui singoli e non sulla coppia. Se si tratta di violenza di genere direi che il canale deve essere molto diverso da questo.

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Obiettivo della terapia di coppia

Il primo obiettivo della terapia di coppia è favorire una comunicazione felice. Per fare questo dobbiamo considerare che tutti i personaggi che abbiamo citato prima, costituisco altrettanti registri comunicativi. Allora, sempre facendo esempi banali, una moglie potrebbe parlare all’idea che ha del marito e lui, il marito potrebbe rispondere con la sua identità concretistica. Dunque il rischio che si corre è che la coppia soffra se la comunicazione avviene su registri differenti.  Lavorare sulla comunicazione è il primo obiettivo. Spesso la terapia di coppia si sostanzia nella ripetizione del messaggio di un coniuge da parte del terapeuta. Cambiando il mittente si salva il contenuto del messaggio e si evita la naturale tendenza a perderlo a causa della rabbia verso il mittente.

Denudarsi in terapia di coppia

Anche l’alchimia parlava dell’incontro della coppia nuda come simbolo di un percorso di crescita. E la terapia di coppia leva i veli, lascia marito e moglie, nudi, l’uno di fronte all’altra. Si levano maschere, abiti, abitudini, orpelli. Ma il momento più difficile non è quando vediamo la fragilità del nostro compagno*, il momento più difficile è quando vediamo la nostra. Allora si innesca un meccanismo che strizza l’occhio alla perversione, ossia quello secondo cui, per tenere vivo l’ideale che ho di me, allora cerco di illudermi e illudere il mio compagno* del fatto che lui o lei corrispondano a l’idea magnifica che me ne ero fatto o fatta.

Insomma per non scoprire la mia fragilità e mediocrità, continuo a fare in modo che neanche il mio compagno o compagna si accorga della sua. Succede molto spesso che se il terapeuta, come è opportuno che avvenga, si ponga dalla parte di uno dei due coniugi su alcune questioni, sia proprio l’altro coniuge a correre in soccorso attaccando il terapeuta.

Concludendo la psicoterapia di coppia in chiave archetipica

Possiamo dire che la terapia di coppia favorisce l’unico modo per tenere insieme la coppia, ossia separare ognuno dai suoi immaginari su di se, sull’altro e su quel Noi. Per fare questo si muove su una alfabetizzazione alla comunicazione felice e alla definizione delle singole identità. Il tutto cercando di tutelare il “Noi” dal fatto che intorno a se ha sempre e solo nemici. In chiave archetipica è molto utile declinare le diverse emozioni e bisogni di ogni membro della coppia con nomi di dèi. Le storie mitologiche sono sempre storie della coppia e ogni coniuge può iniziare a conoscersi declinandosi con le caratteristiche di ogni dio e dea. Il testo della Bolen è un buono strumento in tal senso (Le dee dentro la donna e gli dei dentro l’uomo)

Una coppia sana si separa tutti i giorni

Ogni giorno la psiche si aggrappa alle fantasie idealizzate, ed ogni giorno è chiamata a farle cadere. In questo senso la separazione non è un evento spot, ma è uno stile con cui la coppia impara a convivere. Tutti giorni dobbiamo riaccogliere il coniuge con le sue terribili e insopportabili discrepanze dall’idea che ce ne eravamo fatti. Se ognuno accetta l’idea di separarsi quotidianamente, allora potrebbe sfuggire alla separazione fisica. Spesso questa, la separazione effettiva, costituisce, paradossalmente una non separazione. I conflitti delle coppie separate sono proprio dovuti alla volontà di non rinunciare alla separazione dalle proprie fantasie idealizzate. Spesso sono proprio le coppie separate a non separarsi mai veramente.

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Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

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