IL DISTURBO BORDERLINE: ISTRUZIONI PER L’USO DELLE TERRE DI CONFINE
Sapete cosa è un disturbo borderline? È semplicemente tipico di quelli di noi che abitano nelle zone di confine o sulle isole. Provate ad andare a fare una vacanza in Tirolo, o al confine sloveno, oppure in Sardegna. Vi accorgerete che gli indigeni, gli abitanti del luogo si divideranno tra cortesie e sgarberie, tra accoglienza ed espulsività. E questo perché si sentono perennemente invasi, perennemente non riconosciuti nella loro identità, nei loro confini. Si sente l’ostilità come condizione di base e questo perché si è sempre nel dubbio, quello di capire se funzionare secondo una cultura o secondo quella oltre confine.
Questa è la condizione di base di un borderline, quella di vivere perennemente un certo mancato riconoscimento dei loro contorni, dei loro confini, della loro identità. Ma anche di muoversi sul confine tra culture e funzionamenti diversi, tra nevrosi e psicosi, tra le frustrazioni quotidiane in cui c’è un piano di realtà condiviso e condivisibile, e quei territori dove non c’è questa possibilità, ossia dove il mio vissuto elude la realtà che mi circonda.
BORDERLINE
In questo articolo
Parleremo qui del disturbo borderline riprendendo prima di tutto la distinzione tra nevrotico e psicotico, poi le definizioni e i Criteri diagnostici, ossia quando si può parlare della presenza di questo disturbo. Poi vedremo quali sono i Sintomi caratteristici. Quindi approfondiremo il vissuto abbandonico e l’idealizzazione. Dopo aver individuato alcune tra le cause del disturbo daremo indicazioni su come gestire una relazione con una persona borderline. Infine ci rifaremo alla mitologia e al mito di Efesto che molto ci dice della personalità Borderline.
BORDERLINE NEVROTICO O PSICOTICO
La zona di confine di una persona con tratti Borderline è quella tra nevrosi e psicosi. Per semplicità potremmo dire che siamo tutti Nevrotici. Consideriamo, infatti la nevrosi come la frustrazione di una costellazione di desideri dovuta a fattori ambientali e psichici interni reali. Psicosi invece è un eccesso di psiche e di immaginazione, ossia la dominanza di vissuti interni rispetto al concretismo. Per capirsi, un nevrotico va dallo psicologo perché gli hanno soffiato la promozione sul lavoro, e non ha ottenuto ciò che voleva, un funzionamento psicotico ci porta dallo psicologo quando ipotizziamo o abbiamo paura che ci abbiano soffiato la promozione a lavoro senza che vi sia una corrispondenza concreta a quel vissuto interno.
Tutti noi vagliamo in continuazione quanto vissuti e realtà coincidano, mentre una persona borderline oscilla su questo confine confondendosi in continuazione
SIAMO TUTTI BORDERLINE?
Un primo chiarimento va fatto in questa direzione. La Psicologia e la Psichiatria non sono scienze esatte e, soprattutto, non permettono di fare diagnosi così rigorose. Questo significa che, in diverse misure, ognuno di noi è depresso, ansioso, bipolare, rabbioso o borderline. Quindi quando leggiamo i manuali diagnostici ci accorgeremo che ogni caratteristica la abbiamo vissuta, anche se solo di sfuggita. Ma se quel particolare modo di essere e sentire, diventa l’unico che viviamo, allora possiamo dire che siamo sbilanciati verso quel tratto di personalità.
DISTURBO BORDERLINE NEL DSM
Ma andiamo per gradi e prendiamo i criteri diagnostici che definiscono il Disturbo Borderline di Personalità
● instabilità nelle relazioni interpersonali, caratterizzata dall’alternanza di sentimenti di idealizzazione ed estrema svalutazione dell’altro;
● sforzi disperati per evitare un abbandono, tanto reale quanto immaginato;
● instabilità dell’immagine e della percezione di sé;
● impulsività caratterizzata da comportamenti dannosi per il soggetto (guida ad alta velocità, sessualità promiscua, abuso di alcol e stupefacenti, spese folli, ecc…);
● gesti autolesionistici, automutilanti, pensieri e minacce suicidarie;
● marcata reattività dell’umore (ansia, rabbia, disforia);
● sentimenti cronici di vuoto esistenziale e personale;
● difficoltà a controllare la rabbia;
● sintomi dissociativi e ideazione paranoide in associazione a forte stress.
Ora non cadiamo nel tranello in cui sono caduti tutti gli psicologi in formazione, quello di pensare che basta avere una di queste condotte per conquistarsi una diagnosi di Disturbo Bordeline.
È previsto, infatti che siano presenti almeno 5 di questi criteri per un tempo ragionevolmente lungo (almeno un mese) e che esclude stati indotti da sostanze.
QUALI SONO I SINTOMI CARATTERISTICI DEL DISTURBO BORDERLINE?
Quello che però penso sia utile è mettere a fuoco, è quali di questi modi di essere, sentire e pensare risultino particolarmente caratteristici.
Si perché è importante dire che, ad esempio, l’autolesionismo, che può comprendere il comportamento suicidario o il disturbo da dipendenza da sostanze, è molto presente nella popolazione come sintomo isolato e senza che questo conduca a una diagnosi di DBP. Le condotte autolesive sono, infatti, dei tentativi di autocura.
Clicca qui per leggere l’articolo sul “Perché i ragazzi si tagliano”
L’impulsività è una caratteristica di personalità che può essere presente in molti disturbi come quello Antisociale di personalità e in molte condotte cosiddette normali o socialmente accettate… insomma se fate bungee Jumping, oppure se dite si a un invito senza pensarci, non siete necessariamente Border.
Anche la marcata reattività dell’umore, da intendersi come irritabilità o ansia immotivata e sbalzi d’umore che durano qualche ora, potrebbero essere legati a fattori contingenti o a disturbi diversi come quello depressivo, ansioso, o semplicemente è una giornata no in cui Poseidone in persona vi è venuto a trovare con i suoi maremoti e i suoi terremoti che… non sono altro che la naturale ricerca di equilibrio della vostra anima e del vostro corpo. Insomma, magari, “Ve rode” e basta.
Ma altrettanto potremmo dire sui sentimenti di vuoto, sulla difficoltà a controllare la rabbia e sui sintomi dissociativi e le paranoie, si tratta infatti di tutti sintomi che potremmo incontrare anche in modo isolato. Insomma non basta scorrere l’elenco e dire “ce l’ho” o “mi manca”
Quindi, anche se la concomitanza di questi aspetti è un segnale importante, qui vorrei porre l’attenzione sulla paura d’abbandono e sugli estremi di idealizzazione e svalutazione verso se stessi e gli altri, ossia su quegli aspetti tipici dell’essere borderline.
TIPICAMENTE BORDERLINE È IL VISSUTO ABBANDONICO
La paura di un reale o soltanto immaginato abbandono è certamente il punto centrale di questo aspetto della personalità. Ma facciamo attenzione, questo aspetto non è riconducibile necessariamente alla presenza di genitori non adeguati, maltrattanti o assenti. Questo tipo di sensazione allo stomaco che pone una persona perennemente in allerta, è spesso, se non sempre, un retaggio atavico, quasi innato, un tratto innato di personalità.
Una persona borderline, infatti, sin dalla nascita, combatte per evitare un abbandono. Lo sogna, lo evita, lo vive al primo giorno di scuola, lo transita ogni volta che gli sembra di non essere ascoltato. La sensazione di essere rifiutato, gettato, evitato, tradito lo accompagna da subito, anche senza fattori ambientali e familiari che lo giustifichino. E ognuno di noi fa in qualche misura questa esperienza intrapsichica.
Siamo borderline quando quella sera a cena, diciamo qualcosa e nessuno ci sente, e tutti stanno dando ascolto a qualcosa di altro. Ecco in quel momento viviamo un senso di invisibilità che risulta angosciante e particolarmente poco tollerabile.
Ma una persona borderline sperimenta quel senso di invisibilità anche se i fattori ambientali sono favorevoli, anche se riceve le attenzioni dovute. Quindi la paura dell’abbandono, la paura di non esistere nei pensieri di nessuno sulla faccia della terra è l’elemento principale. Ogni volta che un bambino grida “Mamma guardami” è perché si trova sul confine, è la parte borderline che reclama la sua attenzione.
Allora potremmo anche dire che il disturbo borderline è anche quello che ci permetteva di restare vivi qualche migliaio di anni fa, era alla base dell’attaccamento e al timore di restare soli e questo ci spingeva a restare nella tana al sicuro.
CAUSE DEL DISTURBO BORDERLINE
Prima di approfondire il vissuto abbandonico, è importante dire che esistono comunque dei fattori ambientali che favoriscono l’insorgenza di questo disturbo. Sono tre in particolare:
1 La presenza di genitori inadeguati, assenti, anaffettivi. Insomma una genitorialità trascurante
2 Esperienza di violenza e di abuso
3 Crescere in una ambiente familiare e sociale in cui c’è la malattia mentale
Ma queste condizioni ambientali non sono sufficienti. Anzi esistono molti casi in cui in una stessa famiglia, con le medesime condizioni, solo uno dei figli sviluppa un disturbo borderline. Altrettanto potremmo dire per chi subisce violenza. Non tutte le vittime di abusi sviluppano questo disturbo. Spesso può capitare che un trauma diventa un traino per una vita costruttiva.
COME RAGIONA UN BORDERLINE: Abbandonato o abbandonante?
Una persona borderline ragiona, abbiamo detto, secondo il principio dell’abbandono. Ma dobbiamo essere controintuitivi, infatti la paura dell’abbandono non è mai l’aspetto principale. Si perché la vera paura è quella di voler abbandonare. Una persona borderline non tollera i suoi stessi sentimenti e impulsi espulsivi e di separazione, non tollera l’idea di voler abbandonare e lasciare qualcuno. Vuole lasciare e abbandonare qualcuno ma non vuole ammettere di avere questo bisogno. Per questo lo proietta sugli altri secondo un meccanismo definito identificazione proiettiva.
Allora un borderline maschera la paura di voler abbandonare con quella di essere abbandonato. Questo capita a tutti noi in modo più morbido, ad esempio nella vita di coppia, quando lui, o lei, hanno voglia di fare qualcosa ognuno per se, allora si tende ad accusare il coniuge di non voler stare con noi. Moltiplicando per dieci questo meccanismo ci troviamo nel disturbo borderline.
Spesso si stimola il partner a fare programmi da solo o da sola, per poter vivere le proprie esigenze di solitudine o di relazione che vanno al di là di quella di coppia. Questo nell’ottica di evitare di sperimentare e ammettere le proprie esigenze di espulsione.
IDEALIZZAZIONE E SVALUTAZIONE NEL BORDERLINE
“Il non poter vivere senza di te, ti rende indispensabile e fondamentale sopra ogni cosa“. Questo produce un legame affettivo profondo, quasi dipendente, produce un sentimento d’amore ma, al tempo stesso, produce un altrettanto profondo odio.
“Ti amo e non posso fare a meno di te, e siccome non posso fare a meno di te e tu non sei sempre disponibile, allora ti odio”.
Per questi motivi l’immagine dell’altro oscilla vorticosamente, passando dall’idea che sia il migliore del mondo fino all’idea che sia il peggiore. Nel disturbo borderline si vive come su di una montagna russa in cui tanto più alti sono i picchi dell’idealizzazione, tanto più vertiginoso sarà il precipitare giù verso il piano di realtà.
Nelle relazioni il momento in cui l’idealizzazione viene meno e ci si scorge la normalità dell’altro, è un momento di profonda rabbia e di senso di tradimento. Una persona Borderline fatica a osservare come abbia proceduto all’idealizzazione in modo del tutto autonomo, piuttosto pensa di essere stato ingannato da colui che aveva idealizzato. “Tu mi hai mentito” prevale su “Io ti ho idealizzato”.
Questo processo di idealizzazione, questa volontà di porre su di un trono l’altro è la conseguenza del valore di indispensabilità che si da all’altro. L’indispensabilità è legata al fatto che l’esistere nei pensieri degli altri diventa fondamentale. Porre sul trono e detronizzare è la perenne oscillazione e facendolo sugli altri lo si fa anche su se stessi. Dunque scoprire che l’altro non è così perfetto fa male perché si porta dietro la propria imperfezione.
Una persona borderline si arrabbia quindi perché l’altro ha mentito, ma anche perché se l’altro non è speciale e ideale allora non lo è neanche lui stesso
QUANDO IL BORDERLINE SI ARRABBIA
Ma che fare quando si arrabbia una persona borderline?
Partiamo dal presupposto che una persona borderline si arrabbia quando vive il tradimento e vede la caduta degli dèi e delle sue idealizzazioni. Ma si arrabbia ancor prima quando avverte quella sensazione di abbandono, quando sente che l’altro vuole abbandonarlo.
Allora direi di partire proprio da qui, dall’abbandono. Siamo sicuri che non abbia ragione proprio il paziente col disturbo e che invece non abbiamo torto noi? Siamo sicuri che non ci colga mai la voglia di mollare, tradire, svicolare da una relazione amorosa, amicale o familiare? E siamo sicuri che se la persona in questione mostri dei tratti borderline ciò non avvenga ancor più spesso?
“Io lo so che in verità tu non vuoi stare con me!!!”
“Ma non è vero!!! Ho pensato solo che dopo sarei potuto uscire con Roberto”
Insomma io direi che se una persona con tratti Borderline si arrabbia, negare le proprie legittime esigenze di fuga è poco indicato per 5 motivi:
- Primo perché è falso.
- Secondo perché significa dire all’altro qualcosa del tipo “Tu sei pazzo e stai delirando”;
- Terzo perché questo alimenterebbe un nucleo paranoico quando dovesse essere presente;
- Quarto perché produrrebbe una dissonanza cognitiva che alimenterebbe la dissociazione;
- Quinto impedirebbe la possibilità di vivere l’abbandono che è l’unico modo che ha un Borderline per darsi il permesso di abbandonare a sua volta.
“Si è vero scusami, oggi non ho voglia di stare con te, sono uno str… lo so, ma ho bisogno di uscire con Roberto”
“… … … vaffa… allora io me ne vado a fare i caz… miei”
E magari lo dice raccogliendo i cocci dei piatti sbattuti a terra.
BORDERLINE E TERAPIA
In terapia tutti questi aspetti devono essere transitati. ma prima di questi che costituiscono i passaggi in una fase più avanzata, le terapie più efficaci per il disturbo Borderline sono quelle cognitivo-comportamentali promossi dalla Linehann. Terapeuta essa stessa con un disturbo borderline, la Linehan ha sviluppato una terapia fondata su un contratto terapeutico rigoroso, su un lavoro di intervisione ritmico e con la graduale accettazione delle proprie istanze emotive. L’esercizio di fondo consiste nel riconoscere il piano di realtà e di differenziare sempre la dimensione del vissuto interno e quello oggettivo esterno. Riconoscere i propri bisogni di separazione e la rabbia legata alla normalità degli altri e di se stessi è l’altra emozione da digerire. L’accettazione di se e degli altri per quello che sono è l’obiettivo.
Quando un Borderline va in terapia
Anche la figura del terapeuta deve transitare l’idealizzazione. In genere i pazienti borderline si lanciano in grandi complimenti e apprezzamenti verso il terapeuta. Poi mostrano tutta la loro rabbia quando il terapeuta si rivela, dentro di loro, in tutta la sua normalità. La prima volta avviene quando i pazienti fanno l’esperienza del fatto che il terapeuta non è sempre disponibile fuori dalle terapie.
Potrebbero giungere a dire di “aver scoperto il trucco”, oppure di aver visto quanto misero sia il, o la terapeuta”.
La risposta migliore in questo caso è sempre quella in cui si dice che la scoperta della propria mediocrità è solo del paziente poiché il terapeuta la conosce da tempo”
COME È LA VITA DI UN BORDERINE?
In situazioni particolarmente gravi può essere una esistenza difficile che prevede la presenza di terapeuti psicologi e psichiatri, oppure può essere caratterizzata dall’abuso di sostanze psicotrope: la situazione è tanto più grave quanto più sono pronunciati i sintomi dissociativi e di ideazione paranoide.
Ma nella maggior parte dei casi può trattarsi di una vita assolutamente comune.
Certamente la paura abbandonica condiziona la qualità delle relazioni spesso intense e fugaci, oppure lunghissime e travagliate.
La famiglia può essere una risorsa se si riesce a tamponare e contenere l’impulsività le paranoie persecutorie, i timori abbandonici. Ma anche un ambiente sociale sano e supportivo può fare la differenza.
BORDERLINE NELLA MITOLOGIA
La mitologia è una protopsicologia, è una sorta di manuale diagnostico ante litteram. Questo significa che per ogni dio noi possiamo trovare una psicopatologia corrispondente. E significa anche che, nella storia della nascita, della vita e della morte di ogni dio, noi abbiamo le cause, il decorso e la prognosi di un disturbo.
Quindi possiamo certamente dire che esiste un dio che è Borderline e si chiama Efesto (Vulcano per la religione romana)
Raccontiamo in breve la storia di questo dio.
Efesto nasce da Era senza avere un padre. Era, sua madre, arrabbiata con Zeus che aveva concepito Atena senza di lei, decide di concepire e far nascere da sola un figlio, Efesto. In verità Efesto è un’aborto a detta di Era stessa… la mitologia è varia ma è importante dire che la funzione paterna è assente.
Ma siccome Efesto è un nano zoppo che non può camminare ma solo rotolare, Era lo getta nel mare.
Possiamo dire quindi che la nascita di Efesto avviene sotto il segno del rifiuto. Non solo, anche la vita del dio è segnata da diversi rifiuti, quello del padre assente, quello della sposa sua Afrodite che lo tradisce con Ares, quello di Atena che si rifiuta di giacere con lui.
Efesto è però creativo ed è un bravo artigiano. Tutti i monili e le armi, comprese quelle di Achille, sono forgiate da lui. Per questo costruisce un trono per sua madre per poi legarla sul trono senza che lei possa più alzarsi. Questa è la metafora più puntuale del processo di idealizzazione. Efesto difende Era anche da Zeus che cerca di placarla, così come il borderline protegge l’idealizzazione dal piano di realtà.
La mitologia ci indica come il vissuto abbandonico sia da sempre presente e di come ogni singola azione del dio punta a incatenare, idealizzare e generare le condizioni per un rifiuto e un abbandono. L’abbandono, da causa, diventa lo scopo. Così avviene anche nel borderline. I vissuti persecutori e l’impulsività e l’autolesionismo sono solo una conseguenza del vissuto abbandonico.
L’unico dio che riesce a placarlo e a convincerlo a liberare la madre, sarà Dioniso, così come l’abuso di sostanze come alcol e droghe resta l’esito frequente nei casi più gravi. La tossicodipendenza è spesso un disturbo borderline autocurato.
Suo fratello è Prometeo e con lui condivide il dono del fuoco. Ma mentre Ermes ha un rapporto col fuoco che è di sottomissione alle forze della natura e dell’anima, Prometeo ed Efesto vogliono usarlo per dominare la natura.
Il paziente Borderline soffre nella misura in cui si oppone ai moti dell’anima, li rifiuta e li vuole dominare. Per questo l’accettazione è il primo obiettivo terapeutico. Questo rifiuto passa anche per l’ambivalente rapporto che ha con i moti emotivi di altri significativi.
Ma Efesto è un bravo artigiano e stare nel fare, avere la possibilità di creare e costruire è certamente per lui sempre la migliore cura, anche perchè Efesto veniva chiamato Vulcano dai romani, e quindi una persona Borderline è certamente vulcanica.
CONCLUSIONI E BORDERLINE FAMOSI
Girando nel WEB si possono trovare molti nomi illustri presumibilmente detti Borderline, ma direi che questo rischia di rientrare più nel gossip che nelle considerazioni cliniche. Il più famoso è certamente Joker che presenta tutte le caratteristiche del borderline insieme. Ma è sempre decisamente improbabile che tanti elementi si mostrino contemporaneamente.
È invece frequente che ognuno di noi presenti alcuni degli aspetti citati, oppure che faccia esperienza dell’abbandono e della disillusione. Ogni coppia che si separa fa una esperienza borderline della propria anima individuale.
Concludendo, che si tratti di una relazione terapeutica, genitoriale o coniugale, una persona borderline deve avere la possibilità di fare una esperienza protetta dell’abbandono e della disillusione. È importante che si possa comunicare lui o lei, il proprio bisogno di fuga. È importante perchè in questo modo si può fare un esperienza di consonanza cognitiva, si può ritirare la proiezione e si può fare un esperienza protetta dell’abbandono subito e di quello operato. Si può abbandonare ed essere abbandonati restando vivi.
Ma è anche importante transitare il processo di disillusione e di tradimento perché ci riconduce coi piedi per terra e ci permette di entrare in contatto con la banale mediocrità dell’altro e di se stessi. La terapia migliore è sempre quella con cui riusciamo a comprendere che più che “Cristi” siamo tutti “Poveri Cristi”. Questo processo di integrazione della normalità è fondamentale.
Come tutte le patologie, anche il disturbo borderline se trova un equilibrio può diventare una risorsa.
“Se tu tieni un borderline al di qua della linea pericolosa quindi evitando gli estremi e ce lo tieni per un bel po’ di tempo impara a starci o impara ad andare oltre solo quando è funzionale. Tutte le personalità importanti della storia erano borderline… personalità che avevano imparato ad utilizzare l’estremo solo quando era funzionale per le situazioni, per andare oltre alla realtà data in modo funzionale” (G.Nardone)