PREMESSA
Questa sezione contiene un progetto letterario. Questo progetto risponde a due esigenze. La prima è restituire il valore terapeutico del racconto, è recuperare il valore curativo delle storie perchè, come diceva Hillman, le storie curano. In questo senso tutti gli orientamenti della psicologia possono essere intesi come genere letterario e, qui, ne proponiamo uno non nuovo ma poco simpatico agli psicoterapeuti, quello della confessione. Ma non dei pazienti ma dei terapeuti. Levare il velo al terapeuta è il genere letterario che può essere curativo. La seconda esigenza èè proprio questa, quella di sdoganare la psicologia dalla magia o meglio evidenziarne la loro comune radice. La cura oltre un certo limite diventa malsana e l’analisi, se troppa, genera paralisi, allora questo secondo aspetto vuole restituire al mondo e ai pazienti la loro capacità di autocura. Sia chiaro che, come progetto letterario, ogni riferimento a cose opersone sarà del tutto casuale. Non siamo di fronte a biografie di pazienti che ho seguito ma a biografie di pazienti che ho immaginato. Certo non possiamo negare il carattere autobiografico… anche perchè altrimenti che confessione sarebbe?.
Struttura del progetto
Il progetto ha tutte le caratteristiche di un libro ma non segue un anadamento lineare. Non ci sono capitoli che vengono prima o dopo. Ogni capitolo può essere letto e concatenato ad altri ma in ordine sparso. Esistono delle aree narrative nelle quali alcuni capitoli possono essere raggruppati ma sia all’interno delle areee che tra le aree stesse non esiste un ordine di priorità. Il criterio di lettura che si suggerisce è dunque quello sincronicistico. Se ci si imbatte in un capitolo, in un post ad esso riferito o in una rticolo che cita quell’argomento, semplicemente questo significa che quell’immagine è in quel momento molto attiva dentro di noi. L’unico capitolo che può essere considerato come il primo è quello che segue e che spiega la mission delle confessioni. Troverete e potrete seguire il progetto direttamente sulla pagina Facebook Confessionidiunopsicoterapeuta e potrete ritrovare le confessioni con l’ashtag #Confessionidiunopsicoterapeuta, #Confessioni, #Psicoterapeuta.
LA MISSION DELLE CONFESSIONI? il Suicidio dello Psicoterapeuta
“L’impegno sociale a fornire prodotti del sistema medico rischia di distruggere le condizioni ambientali e culturali necessarie perché la gente viva una vita di costante guarigione autonoma… la salute tocca i suoi livelli ottimali laddove l’ambiente genera capacità di far fronte alla vita in modo autonomo e responsabile…Oltre una certa misura critica, la tutela della salute equivale a una negazione sistematica della salute”. (I. Illich)
Ecco cosa è una confessione. Una confessione è il momento più alto del nostro vivere. È il momento in cui, levati i veli, ci sveliamo. Ma non è un’ostentazione, piuttosto è mostrare le parti che non vanno svelate e questo non può che essere il primo obiettivo di una psicoterapia. Jung citava diverse funzioni della psicoterapia, quella pedagogica, quella trascendente e così via… ma sempre, tutte, immancabilmente, dopo la confessione. Così abbiamo rubato il mestiere ai preti, semplicemente aggiungendo, all’inizio, “prego si spogli e si stenda”. Allora perché un paziente lo faccia, perchè si spogli, perché il mondo smetta di nascondersi è importante che la psicoterapia smetta di essere il nascondiglio ideale.
Dunque. Lo confesso! Il solo concepire la psicologia e la psicoterapia è il mezzo con cui si minaccia la salute psicologica, è il primo modo con cui si contribuisce alla sofferenza. Il paziente che giunge mi attribuisce poteri superiori, mi osserva convinto che io sappia qualcosa di segreto. E invece non sa che una volta giunto nella stanza d’analisi, cercherò di suicidarmi per tutto il tempo, cercherò di aiutare il paziente a vivere il lutto dell’immaginario terapeutico, lo accompagnerò, anche violentemente, di fronte a uno specchio in cui la mia immagine, dovrà comprendere, non è altro che il peggior nemico della sua salute psicologica che, secondo necessità, percorre vie che nessun terapeuta conosce. Dunque queste confessioni sono il racconto di questo suicidio, nella speranza che, il mondo dopo 120 anni di psicanalisi vada meglio.Da Socrate a Nietzsche, da Freud fino ad Hillman, le Confessioni prendono spunto dalle considerazioni dei grandi psicologi, per parlare dell’indicibile della terapia, per uccidere e trasmutare l’idea dello psicoterapeuta che risulta iatrogena. Siete tutti i benvenuti in questo viaggio immaginale che niente altro è che un elogio del suicidio ma, sia inteso, il suicidio immaginale va inteso semplicemente come la capacità di rinunciare alle nostre illusorie aspettative sul mondo che ci circonda. Rinunciare all’idea salvifica che qualcuno ci solleverà dal corso del nostro vivere può diventare il primo passo per trovare le risorse per condurre proprio quel “vivere”.
Luca Urbano Blasetti