Ansia, Xanax e altre benzodiazepine: la fatica di chi smette

Premessa

Partiamo innanzitutto da un fatto, ossia che sono uno psicoterapeuta e che non sono uno psichiatra. Psichiatria e farmaci sono strumenti paralleli indispensabili. Nel mio lavoro, da sempre, un buon rapporto con uno psichiatra e un fare rete sono alla base del percorso terapeutico di alcuni pazienti. In molte altre occasioni il farmaco è solo una scorciatoia “antiindividuativa”. Per capirci il farmaco in questi secondi casi è uno strumento che serve al paziente e a tutta la sua rete sociale, compresa la famiglia, per non fare i conti con elementi di realtà scomodi. Qui troverete un breve ma completo compendio di sintomi e terapie utili ad affrontare la dismissione dei farmaci e la gestione-convivenza con l’ansia.

Non essendo un medico, le informazioni che troverete saranno raccolte dall’esperienza maturata nei 15 anni di lavoro in una struttura per le dipendenze patologiche, e nell’attività terapeutica privata in pazienti che chiedevano un supporto psicologico nello scalaggio di benzodiazepine che avevano pianificato con il proprio medico psichiatra con cui ho fatto rete.

Tutte le informazioni contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il rapporto col proprio medico di base e con il proprio psichiatra. Qualsiasi psicoterapia che si pone a supporto fa sempre riferimento diretto a queste figure professionali. Questo articolo è utile sul piano psicologico mentre sul piano farmacologico l’interlocutore necessario è sempre il medico psichiatra.

Cosa vuol dire “farmaco”

Mi rimetto all’etimologia e alla saggezza dei primi chimici e farmacisti, ossia gli alchimisti. Questi sottolineavano che la parola “farmaco” significa “veleno”. Gli alchimisti infatti sapevano che ciò che cura o avvelena non è una sostanza ma la sua dose. Un farmaco salvavita se in sovradosaggio può uccidere insomma. Questa saggezza spinse Paracelso, il più noto tra gli alchimisti, a chiamare le malattie con il loro stesso rimedio. L’ansia potrebbe essere chiamata xanaxite o, se prendiamo il nome del principio attivo, alprazolam, avremo la alprazolamite.

Quando sono nate le benzodiazepine

Scoperte nel 1955 e commercializzate nei primi anni ’60 divennero una sorta di pillola della felicità. Si perché inibivano la reazione ansiosa, la paura e la tensione del corpo in maniera sostanziale. Dunque, oltre che in ambito psichiatrico, venne impiegata tout court. Un esercito di liberi professionisti e di altre categorie che avevano nella performance un dio irrinunciabile, iniziò ad assumere regolarmente e a dosaggi terapeuticamente sostenuti le BDZ (Acronimo di Benzodiazepine). Questo stesso esercito divenne una popolazione di tossicodipendenti poiché ciò che era stato del tutto sottovalutato era l’effetto di tolleranza e assuefazione al farmaco. Oggi la situazione è per fortuna molto diversa.

La dipendenza da BDZ e i loro effetti

Le benzodiazepine hanno come effetto principale il rilassamento muscolare. Hanno certamente anche un effetto ipnotico e sedativo e riducono la memoria a breve termine, ma sostanzialmente sono dei miorilassanti. Questo significa banalmente che la nostra tensione muscolare si ridurrà. Ma non dobbiamo essere ingenui, con tensione muscolare ci riferiamo a tutta la muscolatura volontaria e involontaria. Quella involontaria è quella di uno stomaco che digerisce, di un colon che si contrae, dei bulbi piliferi. Insomma le BDZ agiscono pressoché su tutto il corpo e su tutti gli organi perché tutto il corpo è interessato da muscoli.

Dipendenza psicologica da BDZ

Quando andiamo dal medico e diciamo di avere l’ansia il medico, non uno psichiatra ci da un farmaco contro l’ansia, le benzodiazepine. Ma queste non hanno come effetto solo il levare l’ansia e la paura, che magari hanno un loro senso nel momento storico che stiamo transitando, ma hanno anche l’effetto quello di levare la tensione muscolare legata all’ansia e alla paura. Un po’ come se silenziassero il corpo. A quel punto la psiche inizia a dissociare gradualmente la paura e l’ansia dai contesti in cui emergevano. Il corpo si rilassa e questo senso di potere libera anche forti dosi di soddisfazione psicologica. Sarebbe sempre auspicabile il consulto con uno psichiatra, magari affiancato da uno psicoterapeuta, per valutare l’assunzione di questi farmaci.

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Che cosa è l’ansia e la paura

Ma ansia e paura sono meccanismi utili alla sopravvivenza. “Paura” viene dal latino “pavire” ossia tastare il terreno per vedere se regge e, con lei, l’ansia è la risposta a situazioni di pericolo fisico e psichico. Vero che a volte la paura può diventare panico e bloccarci completamente ma non fa mai così tanti danni come la totale assenza di paura. Se di fronte a un leone che ruggisce non avessimo paura probabilmente perderemmo la vita. Se i muscoli non si tendessero e l’adrenalina ci permettesse di far circolare più sangue e ossigeno ai muscoli non potremmo ridurre i rischi di un attacco. Insomma la vigliaccheria non è sempre un difetto.

Tolleranza BDZ

Ma a questo meccanismo psicologico di dipendenza va aggiunto l’effetto di tolleranza. Semplicemente ognuno, in tempi leggermente diversi, tende ad abituarsi alle benzodiazepine. Questo significa che un dosaggio iniziale se prolungato oltre i tempi previsti dal medico psichiatra, inizia ad avere un effetto molto ridotto, allora si tende ad aumentare. Ma questa tendenza non avviene raddoppiando la dose. No. Avviene subdolamente. Si inizia ad avere un appetito leggero che spinge a ridurre i tempi tra un’assunzione e l’altra. Si inizia a dimenticare di aver assunto le BDZ e così ci si ritrova con una compressa in più al dì. La tolleranza si presenta come il più evidente campanello d’allarme che ci annuncia la tolleranza e l’assuefazione. In questo anche i medici si mostrano a volte nella difficoltà di gestire la tolleranza.

Le informazioni contenute in questo articolo sono riprese dalle ricerche della Dottoressa C. Heather Ashton. Inoltre le evidenze emerse nel trattamento di pazienti in struttura residenziale per le tossicodipendenze.

Emivita delle BDZ e dipendenza

L’emivita è il tempo con cui la molecola raggiunge la massima concentrazione plasmatica, ossia mostra il picco del suo effetto (non è proprio questa la definizione ma sia sufficiente qui per comprendere). Esistono quindi BDZ a emivita breve che nel giro di 3-6 ore raggiungono un effetto massimo; BDZ a emivita media e lunga. Gli effetti più apprezzabili, ossia quelli che avvertiamo in modo sensibile, sono maggiori con le BDZ a emivita breve ma, per gli stessi motivi sono anche più veloci nello sviluppare tolleranza e nel generare una dinamica dipendente. La dipendenza è evidente anche e nella misura in cui:

  • si continua ad assumere il farmaco anche se non vi sono più le condizioni psicofisiche e ambientali iniziali che ne giustifichino l’assunzione.
  • Si va dal medico con regolarità rituale
  • Si debba tenere in tasca il farmaco sempre

Effetti di astinenza da BDZ

Nel momento in cui decidiamo di sospendere l’uso di BDZ avremo effetti più o meno prepotenti a seconda dell’emivita del farmaco, del dosaggio, del periodo di assunzione e dei fattori ambientali. Segue un elenco dei sintomi in acuzie e poi di quelli protratti nel tempo:

Sintomi “psicologici”

  • Eccitabilità (nervosismo, irrequietezza)
  • Insonnia, incubi ed altri disturbi del sonno
  • Ansia crescente, attacchi di panico
  • Agorafobia, fobia sociale
  • Percezioni distorte
  • Depersonalizzazione, derealizzazione
  • Allucinazioni, percezioni erronee
  • Depressione
  • Ossessioni
  • Pensieri paranoici
  • Rabbia, aggressività, irritabilità
  • Deterioramento della memoria e mancanza di concentrazione
  • Ricordi intrusivi

La maggior parte di questi effetti sono presenti in un comune Disturbo d’ansia generalizzato, in particolare in quello che presenta anche attacchi di panico. Dunque non sono necessariamente da imputare a una condizione astinenziale. Lo psicoterapeuta supporta la differenziazione tra effetti astinenziali e sintomi riconducibili a un temperamento di tipo ansioso-fobico. Si tenga presente che ogni paziente con un disturbo d’ansia si riconoscerà in ogni singolo sintomo sovrastimandone l’impatto. Si tenga presente inoltre che solo l’assunzione non corretta delle BDZ può portare a questi fastidi. Il consulto con lo Psichiatra riduce ed elimina questi rischi.

In molti iniziano ad assumere farmaci per “passaparola”, dunque è di primaria importanza una buona educazione all’uso dei farmaci.

Un racconto sull’agorafobia che ti aiuterà…:

AGORAFOBIA SIGNIFICATO, SINTOMI E CURA: UNA PASSERELLA VERSO LA TRASFORMAZIONE. PILLOLA N.35

Sintomi fisici

  • Mal di testa
  • Dolori / rigidità – (negli arti, nella schiena, nel collo, nei denti o nelle mascelle)
  • Prurito, intorpidimento, alterazione delle sensazioni – (arti, viso, tronco)
  • Debolezza (gambe che tremano)
  • Spossatezza, sintomi parainfluenzali
  • Contrazioni dei muscoli, strattoni, tic, sensazioni di “shock elettrico”
  • Tremore
  • Capogiri, sensazioni di leggerezza nella testa, equilibrio imperfetto
  • Vista offuscata / doppia, occhi infiammati o troppo secchi
  • Acufeni
  • Ipersensibilità – (alla luce, ai rumori, al tatto, al sapore ed agli odori)
  • Sintomi gastrointestinali – (nausea, vomito, diarrea, stitichezza, dolori, distensione, difficoltà nella deglutizione)
  • Cambiamenti nell’appetito e/o nel peso
  • Secchezza nella bocca, gusto metallico in bocca e percezione inusuale degli odori
  • Arrossamento nel viso / sudorazione / palpitazioni
  • Eccessiva respirazione
  • Disturbi urinari / difficoltà mestruali
  • Eruzioni cutanee, prurito
  • Convulsioni (raramente solo nei casi di interruzione improvvisa di dosaggi alti di BDZ)

Tutti indicati nei bugiardini. Insomma ci ritroviamo semplicemente con un rinverdimento di tutte le sensazioni ed emozioni che ci avevano indotto ad assumere farmaci e anche di fronte a tutte le sensazioni correlate. I muscoli faticano a rilassarsi. E con muscoli ci riferiamo a tutte le parti del corpo deputate a promuovere il movimento, sia di arti come le gambe, sia di organi interni fino al bulbo pilifero. Per questo un sintomo frequente possono essere brividi e pelle d’oca. Difficle poi distinguere se la “pelle d’oca” sia causata da fattori ambientali a dalla tolleranza sviluppata verso il farmaco. Il corpo e la psiche manifestano un effetto di rebound ossia un aumento della frequenza di tutti i sintomi ansiosi presenti prima dl ricorso alle BDZ.

Questi sintomi sono spesso di natura solo psicologica, specie nei casi in cui i dosaggi erano piuttosto contenuti e i più gravi si riferiscono a interruzioni improvvise e senza supporto del medico. Si deve sempre avere il medico come riferimento. Uno psicoterapeuta fa egli stesso rete col medico per fare rete.

Xanax e altre BDZ nello sport

Farei menzione inoltre di una questione alquanto sottovalutata, ossia l’assunzione di BDZ in quei soggetti che fanno sport, anche intenso. In quanto miorilassanti, le benzodiazepine portano a prestazioni maggiori, a minore faticabilità muscolare e a un senso di benessere legato a questo. La sospensione o il divezzamento da BDZ può, quindi, produrre effetti muscolari ragionevolmente pronunciati proprio per la poca tolleranza da parte dei pazienti rispetto alla riduzione delle proprie performances. Rinunciare al farmaco si può se si inaugura un processo di accettazione dei propri limiti fisici sportivi.

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Benzodiazepine, Sclerosi e altre malattie neurodegenerative

I sintomi d’ansia possono condurre a una diffusa somatizzazione. In questi casi i sintomi psicosomatici, amplificati dalla dipendenza psicologica legata alle benzodiazepine, così come da l’astinenza fisica, possono risultare simili ad alcune condizioni neurologiche più gravi. In vero è il paziente che spesso sviluppa questo timore di tipo ipocondriaco sentendo la persistenza dei sintomi d’ansia. In taluni casi, il medico di base non riesce a fare a meno di prescrivere faticose analisi, data l’insistenza dei pazienti, per escludere eventuali malattie degenerative.

Dunque spesso chi scala e poi sospende le BDZ procede, a volte a un’elettromiografia, una risonanza o altri esami che peseranno sul SSN e sulla serenità del soggetto che, in quanto ansioso, ha una bassa tolleranza proprio per questa tipologia di esami.

Risulta chiaro che i sintomi da astinenza magari non peggiorano ma nella loro persistenza logorano l’equilibrio psicologico di un paziente ansioso. In questo senso, sapendo che un soggetto ansioso, non di rado si mostra ipocondriaco o con disturbo somatoforme, l’esclusione e il contenimento della paura per l’insorgenza di malattie, è un aspetto tutt’altro che da trascurare.

Quali terapie?

In merito alle terapie prima, durante e dopo la sospensione delle BDZ si potrebbe dire che vi sono due macroaree ossia quella del soma e quella della psiche. L’area psichica potrebbe essere divisa in Psicodinamica o sfera emotiva e in cognitiva o sfera del pensiero. Di seguito indicheremo possibili strategie e terapie per ogni area.

Terapie per le Benzodiazepine: Sfera somatica, Il corpo

Il corpo ha bisogno di riprendere i ritmi di un tempo e per farlo c’è bisogno proprio di tutto quel tempo. Se volete un’immagine che può rendere è quella in cui avviene un’azione efferata in una chiesa o in un tempio. Prima che la collettività superi un evento culturalmente così importante ci vuole molto tempo. Similmente, considerando il corpo come il tempio della nostra anima, l’uso di BDZ potrebbe risultare l’evento efferato. In quest’ottica ci si deve concedere tempi altrettanto lunghi. Anche un anno potrebbe essere necessario ma ognuno dve adattare il programma di divezzamento alle sue condizioni personali e declinarlo secondo le indicazioni fornite dal medico.

Gli interventi sul corpo potrebbero seguire l’elenco dei sintomi. Dunque il rilassamento muscolare progressivo così come una particolare attenzione allo stretching possono essere molto d’aiuto.

Tutte le tecniche di rilassamento con attenzione alla respirazione diaframmatica o al training autogeno possono aiutare. Senza aspettarsi la totale la remissione dell’ansia. Del resto con una persona ansiosa il problema è proprio questo ossia il fatto che vuole eliminare l’ansia senza accorgersi che anche questa emozione ha una funzione vitale per la nostra psiche. Dunque non va mai eliminata, piuttosto vanno ridotti i picchi ansiosi perché diventino vette percorribili.

Non vi sono indicazioni nutrizionali specifiche, ma la tensione a carico di tutto il tratto gastrointestinale richiede una attenzione. La già presente tendenza al reflusso, o a tutto ciò che concerne quella che comunemente viene chiamata “Sindrome del colon irritabile” richiede l’attenzione ad un’alimentazione che riduca tutti i cibi che possano sovraccaricare tutto l’apparato gastrointestinale e alleggerendo così anche la psiche. 

L’attività sportiva deve essere moderata e trovare la giusta misura per consentire ai muscoli di ritrovare la loro condizione originaria. Sarebbe da escludere l’attività troppo intensa, ma non si dovrebbe cadere nel tranello di interrompere l’attività. Come per il piano di scalaggio, la cosa migliore a preparare un calendario delle attività sportive cercando di rispettarlo, anche quando i muscoli non vogliono.

Terapie per le Benzodiazepine: La sfera psichica

  1. La sfera Cognitiva e del pensiero è quella che andrebbe presa in carico primariamente. Nella fase di divezzamento il paziente va sostenuto nel convivere con tutta questa serie di sensazioni corporee estranee. Un continuo confronto col piano di realtà relazionale e medica dovrebbe consentire di non cadere nell’iperbole ipocondriaca e nella fuga sociale, senza che questo induca a riassumere il farmaco. Sia chiaro, chi dismette le BDZ ogni giorno si chiede se non sia il caso di riassumerne e l’attività di coaching psicologico è importante.   Buona norma è rispettare il piano di scalaggio concordato col medico psichiatra. A questa operazione di sostegno si dovrebbe affiancare quella di ristrutturazione o revisione degli stili di pensiero e organizzativi. Un paziente ansioso, tanto più in fase di divezzamento da BDZ, deve infatti rivedere l’ordine delle sue priorità e deve imparare a procedere a un autovalutazione continua delle proprie risorse e delle proprie competenze. A volte il porsi obiettivi troppo alti o, per converso, troppo bassi, rispetto alle proprie possibilità può essere causa primaria di agitazione e ansia. Nella fase di sospensione da BDZ la messa a fuoco di risorse e competenze riceve un effetto di distorsione continuo a cui si deve opporre un pensiero orientato. Conoscere come funzioniamo senza cercare di cambiare il nostro funzionamento
  2. La sfera psicodinamica  ed emotiva concerne più l’identità personale e il proprio universo emozionale. Una terapia psicodinamica lavorerà cercando di ridurre lo strappo tra l’idea che il paziente ha di sé e la sua reale identità. Accettare i propri talenti e i propri difetti cercando di promuovere una dialettica tra chi si è e chi si vorrebbe essere risultano i primi obiettivi da porsi. L’accettazione dl limite e dei confini è altrettanto fondamentale. L’universo emozionale è un universo angoscioso per un paziente ansioso. Un ansioso vive ogni emozione come una invasione e cerca di evitarle. Dunque si dovrebbe promuovere un’alfabetizzazione emotiva, un’acquisizione di un più ampio lessico emotivo e la comprensione del fatto che le emozioni sono strumenti importantissimi che ci informano sul nostro rapporto con l’ambiente circostante.

Benzodiazepine: Sto in ansia o in astinenza?

Questa è la domanda che incombe negli ultimi anni. Sia individualmnete che a livello sociale, si rischia di non riuscire più a distinguere l’ansia buona, quella endogena che ci dice che la situazione che stiamo vivendo è stressante, dall’ansia chimica, quella legata alle fluttuazioni provocate dall’assunzione scomposta di BDZ. La dimensione psicologica e quella chimica dell’ansia stanno diventando un sintomo sociale. Ecco perchè la psicoterapia risulta importante perchè ci protegge dalla chimica dei farmaci, ossia dalla nostra tendenza a voler sopprimere tutti i nostri sintomi invece di comprenderne il senso.

Di seguito troverete dei link di approfondimento sulla terapia. Il consiglio fondamentale da raccogliere è quello di darsi tutto il tempo necessario, non avere fretta per cercare di passare dal costruire un’immagine di sé allo scoprire l’immagine di sé.

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https://www.benzo.org.uk/amisc/italianmanual.pdf

Ansia e Depressione: Come smettere di assumere farmaci ansiolitici e benzodiazepine. clicca qui per approfondire.

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Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

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