Anoressia Sintomi e cause. Disturbi Alimentari: Come riconoscerli, cosa fare e cosa non fare

L’anoressia è in aumento? Se rallentiamo un attimo, con un po’ di tranquillità, prendendoci due minuti magari troveremo un po’ di pace. Questo è più la’rticolo di un padre che di uno Psicologo

Per capire che i disturbi alimentari siano in aumento non si deve essere posicologi come il sottoscritto. Basta essere genitori, basta andare davanti alle scuole per accorgersene. Ma non alle superiori, no. Alle scuole medie, come capita a me quando vado a prendere i miei figli.

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Prendiamola per mano

Allora qui sei incappato perché io ti aiuti a comprendere un po’ cosa fare se tua figlia, non mangia e magari non dorme, non riesce a stare tranquilla prima di un compito in classe, o magari vede il mondo attraverso lenti che lo distorcono e lo rendono minaccioso mentre, contemporaneamente, trasformano un corpo che sta benisssimo.

La vedi lì, tua figlia, di sera, sul letto con la faccia illuminata dallo schermo del cellulare mentre Tik tok la ipnotizza funzionando come un sedativo? Niente paura. I disturbi alimentari interessano un periodo che va dai 13 anni ai 25 e poi, nel 95% dei casi svapora gradualmente. Ma in questo lasso di tempo è bene sapere cosa fare sia che tu sia un genitore, sia che sia proprio tu che hai iniziato la tua sfida col cibo.

Vorrei  prendervi per mano per farvi conoscere meglio la diffusione del fenomeno, cosa siano i disturbi alimentari, quali siano le cause i sintomi e i modi per affrontarli. Così spero di aiutarvi ad evitare che la vostra sofferenza diventi eterna e a far si che in questo transito, il viaggio sia il più sostenibile possibile.

Anoressia e disturbi alimentari: fenomeno in aumento

Nella “X Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”,  quella dedicata alla sensibilizzazione e alla prevenzione dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA). Sono stati presentati i dati più recenti del Ministero della Salute. Da qui è emerso come in Italia sono 3 milioni i giovani che soffrono di DCA. Di questi  il 95,9% sono donne e il 4,1% uomini. L’incidenza dell’anoressia nervosa (AN) di almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno nel caso di donne, e fra lo 0.02 e 1.4 nuovi casi nel sesso maschile. Quella della bulimia nervosa (BN) vede 12 nuovi casi per 100.000 persone, in un anno per il genere femminile e di circa 0.8 nuovi casi per 100.000 persone, in un anno per il genere maschile.

Anoressia e social: tik tok e instagram come veicoli?

Ma l’aumento lo si può notare nella moda, come sempre, nei lunghi cappotti che cercano di rendere le forme del corpi delle neoadolescenti il più possibile simili a linee rette senza alcuna curva. Basta navigare un po’ sui social come Tik tok, per esplorare le fantasie che le nuove adolescenti hanno sul corpo. Lì sui social, troveremo consigli infiniti per dimagrire, indursi il vomito, tagliarsi ecc. Ma non siamo qui a demonizzare, anzi cerchiamo di pensare che i social costituiscono una vera e propria protesi relazionale per le nuove generazioni e che dobbiamo impararne il linguaggio.

Cosa fare e cosa non fare: Prima di tutto stiamo con i figli, seguiamoli, ascoltiamoli ma con discrezione e senza invadenza. Non spegniamo i cellulari, non usiamo sistemi coercitivi non faremo altro che contribuire alla dinamica del disturbo dell’alimentazione. Non dobbiamo eliminare dei nutrimenti. Non partecipiamo al braccio di ferro tra bisogno sociale e volontà personali. Partecipiamo al vivere e, se abbiamo paura, non agiamo in funzione della paura. Vorresti gettarle il cellulare, vorresti buttarla giù dal letto… lo so ma ci vuole cautela.

Anoressia e disturbi alimentari come riconoscerli

Ora vi mostrerò un elenco ma soltanto per farvi calmare dandovi un illusione di senso di potere. Gli elenchi in rete servono per catturare la vostra attenzione illudendovi di avere tutte le risposte. Poi una volta catturati vi chiederanno di comprare qualcosa. Ecco se vostra figlia inizia a saltare i pasti, a pesarsi a controllarsi ossessivamente, lo fa perché le da lo stesso senso di potere che ci donano gli elenchi di cause, sintomi e soluzioni, negli articoli di noi psicologi. Quindi il secondo consiglio che ti do è di rinunciare a detenere un potere sulla sofferenza dei propri figli. Spesso siamo chiamati non a risolvere ma a sostare, a stagnare angosciosamente fin quando loro trovino una soluzione, forse anche grazie al nostro sostegno. Ecco quali sono i segni più frequenti nei DCA:

  • Calo di peso
  • Amenorrea (Interruzione delle ciclo mestruale) anche se oggi è stato escluso dai sintomi di anoressia
  • Esercizio fisico eccessivo
  • Pensiero rigido
  • Alessitimia ossia difficoltà a riconoscere e comunicare le emozioni
  • Problemi di autostima ossia difficoltà di fare un corretto bilancio dei propri talenti e difetti
  • Problemi dispercettivi ossia percezione distorta della propria corporeità

Cosa fare e cosa non fare: Non cerchiamo nell’elenco cosa torna e cosa no. Non cadiamo nel tranello di vedere sintomi dove non ci sono. Vorresti eliminare la bilancia ma meglio non farlo, quel suo ossessivo pesarsi passerà ma non perchè la bilancia si rompe. Lasciamola lì e usiamo un po’ di curiosità. Se l’autostima è bassa, ricordiamo che abbondare con i complimenti e gli apprezzamenti non fa che abbassarla ulteriormente. Voi genitori siete il legame più forte col piano di realtà. Dunque notate i difetti e i pregi nello stesso modo e, similmente, di fronte alle dispercezioni, ossia quando vostra figlia si vede gonfia mentre non lo è, non negate la sua percezione, ma mettete con gentile rigore nel campo la vostra percezione. Nello stesso modo in cui direste che un film vi è piaciuto o meno, ossia nella liberta di lasciare l’altro nella sua esperienza percettiva.

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Fate esercizio fisico con loro. Ma con il gusto di farlo, misuratamente e respirando sole, ossigeno e endorfine. Ammorbidite il pensiero rigido, datevi il permesso di cambiare idea, e comunicatelo, così come dovete comunicare le vostre emozioni, buone o meno buone. Ma, lo so, questa è una parte difficile perché per comunicare le vostre emozioni, dovete sentirle.

I due tipi di anoressia nervosa sono:

  • Tipo con restrizioni: negli ultimi 3 mesi la persona non ha presentato episodi di abbuffate o condotte di eliminazione. La perdita di peso è ottenuta cioè principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
  • Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: negli ultimi 3 mesi, la persona ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici …).

Ansia e perfezionismo nell’anoressia

“Volevo la media del nove e la prof mi ha messo 8 e mezzo per farmi un dispetto!”

Ecco questa è una delle frasi più frequenti che potremmo sentire in caso di anoressia nervosa.

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Ma potremmo anche trovare un ansia diffusa, problemi del sonno o l’ossessiva ripetizione della lezione di storia per il giorno successivo.

Cosa fare e cosa non fare: Eccoci, dunque, giunti al terzo consiglio, più che parlare di cibo, di diete, di quanto si è magri o meno, cerchiamo di ascoltare le ansie e le paure, parliamo dell’interrogazione di storia, o dell’esame di diritto privato. Ma soprattutto usiamo l’ironia, sempre. Smitizziamo i voti, i successi e gli insuccessi, godiamoci le vittorie e soprattutto le sconfitte. E se si dorme poco ritualizziamo la sera educandoci, ed educando all’igiene del sonno (spegnere il cellulare almeno un ora prima di coricarsi, un the caldo, e una chiacchiera prima di coricarsi sono una mano santa).

Il corpo e l’Anoressia

Il fatto che un disturbo alimentare faccia la sua comparsa correlandosi con le prime mestruazioni (Menarca) e con l’interruzione delle mestruazioni (Amenorrea), ci suggerisce come il rapporto con il corpo sia l’elemento portante. La difficoltà nell’accogliere le trasformazioni del corpo, così come le fatiche nel fare ingresso nell’età in cui la vita si sessualizza, in cui il corpo diviene uno strumento che presiede anche alla sessualità e all’età adulta, tutte queste trasformazioni fanno paura e sono quelle dalle quali si vorrebbe fare un lungo digiuno. Per questi motivi si cerca di escludere tutti gli stimoli, gli sguardi, le attenzioni, gli inviti del mondo in direzione di un corpo adulto. E quale modo migliore del non introdurre nulla dentro il corpo, nessun cibo, nessun elemento esterno che ne possa favorire la crescita. Nulla deve entrare nulla deve cambiare.

Cosa fare e cosa non fare: Non si deve forzare questo ingresso. Non si deve invitare a mangiare. Sarebbe come dire che per non avere paura dell’interrogazione basta studiare tutto a memoria. Non si deve parlare di cibo, piuttosto si deve parlare della fiducia nel mondo intorno a noi e promuovere esperienze di felice convivenza col mondo intorno a noi. Si deve cercare di far percepire come il cambiamento sia un opportunità. E i primi a cambiare devono essere proprio i genitori.

Anoressia consigli per figli e genitori

Ricorda, che tu sia una madre o un padre non importa, ma qualsiasi commento sul corpo è veleno puro, a meno che non si stia cercando di insegnare alla propria figlia come funzioni quel corpo. Silenzio se ingrassa, silenzio se è magra, ma silenzio anche se è in “formissisima”. Silenzio sulla forma.

Invece si può parlare di salute di forza e di serenità. “Ti vedo piena di energie, di forza, ti vedo serena”. E mentre inizia a pensare che potresti riuscire a fare questo, ricorda anche di evitare gli stessi commenti verso altri corpi, per strada, al mare, in tv o sui social.

La contemplazione del corpo, e qualsiasi commento, buono o cattivo sono da evitare. Anche qualsiasi commento sul tuo stesso corpo, anche se tu sei un papà. Non iniziare diete tu stesso e tutti a tavola mangiano le stesse pietanze senza parlare del cibo.

Tua figlia si serve da sola e si “mangia tutto” deve avere soltanto valore educativo, non medico, non curativo. Finito il piatto non cercare di aggiungere altro, non commentare così come non commenteresti il fatto che qualcuno faccia la pipì.

Intanto aiutala ad avere un po’ più di fiducia nel mondo, insegnale la gentilezza così ne imparerai anche tu. Insegnale che si saluta sempre, che si dice permesso, grazie e scusa. Falle fare amicizia col mondo, aiutala a farglielo percepire come un luogo accogliente e gentile e per farlo, ricorda, sei costretto ad essere accogliente e gentile a tua volta.

Disturbi alimentari dipendenza

I disturbi alimentari sono una vera e propria forma di dipendenza. In casi più prepotenti non si esclude un percorso residenziale in strutture in cui si riesca a  dare un contenimento. Come per un tossicodipendente, in caso di anoressia il cibo può diventare una vera e propria droga intorno a cui si fa girare tutto il resto. I casi di questo tipo sono veramente rari e si consiglia sempre di contattare un professionista per farsi consigliare al meglio. Come nella tossicodipendenza, l’oggetto da cui si dipende diventa un surrogato delle espressioni emotive che non si è in gradi di verbalizzare. Paralare di cosa si prova e di cosa si sente può essere un ottimo esercizio

La psicoterapia per l’anoressia e per i disturbi alimentari

Sarei felice di dire che esiste una terapia precisa per i disturbi alimentari. Troverete terapie sistemico familiari, oppure di tipo cognitivo comportamentale, che prevedono diari alimentari o altri espedienti. Una terapia che educhi alle emozioni e al rapporto col proprio corpo è certamente utile. Anche un rapporto con un nutrizionista potrebbe avere senso. Ma soprattutto ci serve relazione. Ci serve cucinare insieme, fare la spesa, andare a correre, fare un bagno al mare e ci serve che mamma e papà abbiano voglia di farlo tra loro e con lei.

Conclusioni

Nella psicodinamica classica si tende a connettere l’anoressia con il mito di Narciso e con la sessualità che, facendo capolino, porta con se tutti i temi edipici e di orientamento sessuale. Niente di più faticoso. Ma mi piace di più pensare all’anoressia come a Elena di Troia, colei che è costretta a scegliere un marito in modo forzato e poi, presa dall’impeto amoroso scatena la guerra omerica. Una donna si sente proprio così.

E se consideriamo l’Iliade, la guerra di Troia come l’ingresso nell’anima di tutte le emozioni, di tutti i bisogni, di tutte le condotte che iniziano a combattere tra di loro dentro di noi, allora risulta chiaro che la nostra Elena vuole tutto tranne che quella guerra. Invece, come insegna Hillman, riconoscere l’amore per la guerra, inteso come sano combattimento interno e come marzialità che definisce confini e forme è lo scopo della terapia. Mettere i bisogni contrastanti l’uno di fronte all’altra. Accettare che vivere consiste nel saper stare con i propri conflitti, è il processo da promuovere e, se sei un genitore, il tuo primo compito è accettare i tuoi conflitti se vuoi che anche lei lo faccia.

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Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

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