Sei ipocondriaco? Ora ti spiego il perché
Ipocondria: Significato, sintomi e cura
L’ipocondriaco spera ardentemente di stare male?
L’ipocondria è tra l’elenco dei disturbi d’ansia del DSM V (il manuale di riferimento per i disturbi mentali) e viene definita come una irriducibile e persistente paura di avere malattie gravi. Questa paura è talmente radicata da generare un disagio significativo ossia una difficoltà a portare avanti con regolarità lavoro, relazioni e affetti.
Per un ipocondriaco un formicolio diventa facilmente una malattia degenerativa, un raffreddore assume le caratteristiche di una meningite, un mal di testa diventa un sintomo tumorale, e si è in perenne rischio di malattie infettive. La paura è persistente e acuta e spinge a esami e analisi continue, dispendiose sia dal punto vista psicologico che economico. A volte vi sono sintomi fisici corrispondenti a volte si avverte una certa paura anche senza alcun sintomo.
Era semplicemente una malattia che presentava come sintomi dei dolori diffusi al petto. Successivamente si verificò come fosse di origine psicosomatica ossia fosse una manifestazione corporea di un disagio psicologico. Ma quale disagio?
Le cause dell’Ipocondria
Chi tende a vivere queste fantasie diffuse di malattia tende a peggiorare andando in rete a cercare a quale malattia corrispondono. Si perché la rete è un ricettacolo di tutti i possibili eventi infausti che non capiteranno mai. Ecco che una leggera flessione nei trombociti si trasforma in morte certa. Ma se andiamo a cercare le cause dell’ipocondria in rete riceviamo lo stesso trattamento. Spuntano fuori madri iperprotettive, o padri svalutanti, o ancora genitori deboli. Inoltre i troveranno tra le cause la presenza di malattie gravi vissute in famiglia. Niente di meno calzante e fuorviante. La rete non solo amplifica questo disturbo con l’iperbolica presenza di siti medici che parlano delle peggiori patologie, ma non riduce l’impatto di questa sofferenza fornendo spiegazioni e cause che ci impediscono di pensare e generare una soluzione alla nostra ipocondria. Alcune terapie ruminano sulla madre iperprotettiva senza portare alcun giovamento.
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Più della causa, interessa lo scopo dell’ipocondria
Molto semplicemente l’ipocondria trova origine nel rifiuto del corpo nei suoi processi autonomi a causa di un bisogno di controllo legato alla poca tolleranza dell’incertezza. Ma la causa più semplice è che l’ipocondria deve assolvere al suo scopo ossia cerca di aiutarci. L’ipocondria ci aiuta, usa il corpo come mezzo per spiegarci come si vive nel mondo dato che noi, con la mente, abbiamo ideato un mondo prevedibile, ma facendolo lo abbiamo fortemente distorto. La prevedibilità ci leva qualche ansia, ma ce ne restituisce poi il doppio perchè la prevedibilità è una distorsione. E la distorsione non si adatta a noi e a chi siamo realmente. Quindi siamo costretti a distorcerci. Ecco che i sintomi del corpo ci rimandano a una malattia e quella malattia simbolicamente è la cura per la psiche. La fantasia della malattia è la via con cui trovare il nostro equilibrio psicologico ed esistenziale.
Come si cura l’Ipocondria. Qualche esempio
Ogni psicoterapia che si rispetti inizia in chiave cognitiva cercando di promuovere la comprensione attraverso l’esposizione di un racconto sui sintomi. Il riconoscere lo stile con cui si distorcono le proprie percezioni, riconoscere il proprio funzionamento cognitivo e poi rapportare queste percezioni con il dato di realtà è lo strumento principale. Anche un intervento psicoeducativo che vada a correggere una terminologia catastrofica è un buon inizio. In parallelo si pone attenzione sullo stile di pensiero ruminante cercando di valorizzarne le potenzialità in alcuni ambiti della vita lavorativa e sociale e, contemporaneamente cercando di disattivarlo negli ambiti in cui non è produttivo.
Ma cosa non fa Una Terapia cognitivo comportamentale?
Una terapia cognitiva riduce l’impatto dei pensieri sulle malattie ma esclude di comprendere il messaggio del corpo per la psiche. Una terapia dinamica, in particolare junghiana o hillmaniana, dopo questa prima fase cognitiva, indaga gli scopi di quelle fantasie. Indaga il simbolismo che si cela dietro un sintomo. La psiche parla per immagini e un sintomo è un’immagine, è un messaggio di psiche. Un tumore è quindi una riproduzione incontrollata di cellule in una data area del corpo, per esempio il cervello o il seno. E una fantasia di tumore ci dice che usiamo troppo la testa e la razionalità, oppure troppo il seno e le funzioni accoglienti della madre. Ecco che la terapia volgerà l’attenzione su questi aspetti psicologici. Ma ancora sintomi della pelle o gastrointestinali condurranno a dimensioni simboliche ulteriori. Una terapia psicodinamica quindi, non si limiterà e eliminare l’ipocondria ma la sfrutterà per sostenere un cambiamento a livello sistemico che aumenterà la qualità della vita in modo strutturale.
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Corpo e Mente: la vera cura per l’ipocondria
Una psicoterapia che risulta efficace nel tempo è una psicoterapia che sana il cortocircuito esistente tra corpo e mente. L’immaginazione è la funzione con cui creiamo cose nuove, è la funzione con cui entriamo in contatto con il mondo intorno a noi. Immaginiamo un esame il giorno prima di svolgerlo; immaginiamo e pianifichiamo le parole da dire al nostro primo appuntamento; immaginiamo cosa farà il collega di lavoro. Ma quando le nostre aspettative vengono deluse entriamo in agitazione. Questa agitazione è talmente insopportabile per alcuni che si tende a forzare il dato di realtà, si tende a far si che la realtà corrisponda alle fantasie.
L’ipocondriaco ha certamente una fervida immaginazione, anche se sempre legata a uno stimolo reale.
L’ipocondriaco non sa che il corpo sa perfettamente cosa deve fare per restare vivo!
Ecco la funzione del corpo! Il corpo ci obbliga a invertire il processo, ci obbliga a rinunciare a quelle fantasie esagerate. Il corpo sa perfettamente cosa deve fare per rimanere vivo. Il cuore batte, i polmoni si gonfiano, i muscoli si contraggono, i peli si drizzano. Tutto questo ha uno scopo, tenere in vita il corpo. Ma tutta questa autonomia del corpo fa paura alla psiche. Ci fa paura perché ci dice che le nostre aspettative non sono una garanzia. Il corpo con la sua autonomia ci ricorda che non siamo onnipotenti. Ecco che la psiche si vuole riprendere il trono. Inizia a generare aspettative. Inizia a pensare che tutte le autonomie del corpo sono malattie. Va in rete cerca i sintomi, finalmente trova una patologia corrispondente e va dalla scienza a chiedere conferma. Analisi, esami obiettivi, RMN, TAC, TPA, BOT, CCT. e quando viene fuori che tutto è negativo si tira un sospiro di sollievo, ma per un secondo. Si perché subito si entra in una grande preoccupazione, ossia che quello che si era pensato non è rispettato. Quindi il corpo continua a funzionare a modo suo, senza dirmi niente, e così il mondo intorno a me. Dunque la psicoterapia con l’ipocondria è sostanzialmente un lento avvicinamento a come io posso funzionare con il mondo intorno a me.
Cosa fare?
- Non andare in rete a cercare i sintomi
- Procedere pure con le analisi ma senza coinvolgere mezzo mondo
- Usare l’ironia
Prima dei farmaci (clicca qui per leggere “Come smettere di assumere psicofarmaci”) trovare un buon psicoterapeuta, generalmente sarà in grado di ridurre l’impatto dell’ipocondria già nel primo mese. La psicoterapia promuoverà ulteriori miglioramenti nei 3 o 6 mesi successivi e, se è una terapia di tipo psicodinamica, potrà ulteriormente stabilizzare questi nuovi equilibri con tempi più dilatati rendendo autonomo il paziente che non avvertirà il bisogno di ritornare ciclicamente dal terapeuta.