4 PAURE e 1/2 DEL TERAPEUTA: LA SEDUZIONE

LA SEDUZIONE

“Questa storia del pericolo! Bah! Al diavolo! L’idea del pericolo comincia nella mente dell’analista… c’è tutta la serie di pericoli immaginati dagli analisti. Sono loro a spaventarsi, appartengono a loro le paure. Paura numero uno: la paura che un paziente si suicidi. O la paura di essere sedotti o di sedurre il paziente… Paura numero tre: La violenza… ah, si, la paura della psicosi ovviamente” (Hillman in Il linguaggio della vita).

Si le ho provate tutte. Le ho transitate. Ma quella che resta nell’immaginario collettivo la più sapida è quella della seduzione. La paura di sedurre o, peggio, di sentirsi sedotti. Un paziente, o una paziente, molto bella si lasciano guardare e so che, quello stramaledetto transfert che tendo a deteorizzare, mi rende molto più bello di quello che sono. So di essere mediocre ma che quella poltrona, quella dell’analista, ha un potere seduttivo feroce. E su quella stessa poltrona un terapeuta può sentire un’attrazione fisica prepotente, reclamata dal corpo, e può attivare fantasticazioni iperboliche. Un buon terapeuta contempla avido e cavalca l’onda di quell’eros eppure lo lascia in immagine. Perchè? Ahh! Non per paura di ripercussioni amministrative o deontologiche. No. L’eros non si è mai assoggettato alla legge. E io non cerco di assoggettare le immagini erotiche che mi emergono in seduta attraverso “codici”. Lascio che l’eccitazione fluisca. E so che questo fluire è già soggetto alla mia amante più cara. Psiche.

Il mio amore per Psiche è talmente radicato, è talmente indispensabile da rendermi tossico. Agire sarebbe antiterapeutico poichè farebbe svaporare l’immagine che è posta dentro il vaso alchemico. Anche se un certo junghismo ha teorizzato l’opposto… qualcosa del tipo “vado a letto coi pazienti per il loro bene”. Ma questo comporterebbe, ed è qui che il terapeuta poggia, la perdita di quell’eros. Ecco cosa è l’amore per Psiche, la totale e totalizzante dipendenza dalle immagini e dall’eros che emanano. Questa fedeltà alla sua droga, le immagini, più dell’etica, consente al buon terapeuta, e io lo sono, di non letteralizzare quello che qualcuno ha chiamato controtransfert, pur riuscendo a restituirne tutta la forza ai pazienti. Allora guardo e contemplo, mi stupisco di quell’eros e della mia eccitazione che, tra le altre cose, non fa distinzioni di genere, e mi chiedo, ogni volta, quale parte di me il paziente o la paziente mi stia portano in dono. E, così facendo, mentre osservo Psiche, la mia amante, lei non manca mai di restituirmi uno sguardo di sconfinata bellezza.


Luca Urbano Blasetti

Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

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