Sogni il loro significato e la loro funzione

Sogno o son desto: Perché sogniamo invece di dormire?

“La mia psiche lavora anche senza di me. Anche se io non collaboro!” Con questa frase ho chiuso la seduta analitica settimanale a cui mi sottopongo da qualche anno. Si tratta di una questione tutt’altro che scontata, tutt’altro che ovvia e che fatico ad accettare ma…

Insomma mi sembra una frase centrale per poter parlare di sogni. Dopo una giornata di battaglie più o meno sanguinose, dopo aver condotto o essersi fatti condurre, dopo aver avanzato con la voglia di indietreggiare o dopo aver indietreggiato con la voglia di avanzare, il guerriero – eroe, e eroicamente riaccolto in casa, va a dormire. Ecco, è lì nel sonno in cui si cade, nella morte agognata, che l’inconscio finalmente riprende la parola, sale sul palco e di certo non perde tempo, dato che poco glie ne viene concesso, a dirci cose ovvie. L’inconscio parla e non lo fa certo con linguaggio dell’eroe ma con quello dell’antieroe, l’inconscio non parla a nome di Ettore che impavido cerca la morte per mano di Achille, ma parla per voce di Paride che fugge dietro le mura di Troia.

Evitando Di esagerare nel delirio epico, mi sembra di poter dire che il linguaggio dei sogni è vario ma certamente il messaggio è sempre proveniente dall’inconscio.

Cerchiamo di procedere però in modo appena un po’ più scientifico, questo si esige per parlare di Sogni, il loro significato e la loro funzione. Per quale motivo sogniamo? O meglio perché si è evoluta questa funzione psichica? In quale modo garantisce la sopravvivenza della specie? Esistono diverse ipotesi biologiche secondo cui il sogno, di volta in volta, assume il ruolo di processo di riorganizzazione, di pulizia, di stimolazione del Sistema nervoso Centrale, aiutandolo nello sviluppo di attività essenziali nella vita quotidiana: cognizione, movimenti riflessi e automatici, efficienza delle sinapsi o funzioni preverbali. In sintesi il sogno è la palestra dove esercitare attività che richiederebbero tempo ed esercizio, come parare istintivamente un colpo, per fare un esempio.

Queste curiose informazioni però non ci rendono alcun servizio e ci allontanano dai sogni facendoci disaffezionare. Le ipotesi psicologiche sono più divertenti ma spesso parziali. Così per Freud i personaggi dei sogni sono una rielaborazione di quelli incontrati durante la nostra giornata, con i quali cerchiamo di riscrivere un destino altrimenti distante da noi. Per Jung i personaggi dei sogni sono le tante nostre personalità assunte nel quotidiano. Per altri ancora i personaggi dei sogni sono cittadini del mondo delle idee o del mundus imaginalis  o di Ade.

Le tre ipotesi, non onorate nella loro comp’lessità per dovere di sintesi, ci evidenziano anche la funzione compensatoria dei sogni ossia il fatto che siamo tutti immancabilmente individui che si costruiscono su equilibri tra opposti, come la antica filosofia ha sempre affermato. Quindi se sono molto cedevole per un certo periodo è probabile che in sogno appaia particolarmente autoritario o viceversa. Ci evidenziano altresì come il sogno possa essere un luogo, un mundus imaginalis nel quale ci rechiamo quando ci assopiamo. In quest’ottica non possiamo escludere la possibilità di fare sogni di altri o ad altri destinati, come il figlio che sogna i sogni del padre.

Altre ipotesi possibili sono che il sogno abbia una funzione estetica, ossia appaghi la normale fame di bellezza; oppure una funzione relazionale;  la funzione evacuativa è quella che segue la necessità di svuotamento psichico; altri hanno parlato di partecipation mistique. Insomma chi più ne ha più ne metta ma qui procedo ad invitarmi a non tediare gli animi e a cercare di restituire un ‘idea utile nella quotidianità.

Che ci faccio con quello che ho sognato? Il sogno è sempre premonitore, è un invito ad agire anzi un invito a trovare un modo di agire ciò che non DEVE essere agito. Se quando litighiamo con qualcuno, o siamo frustrati per qualche motivo, andassimo fino in fondo e cercassimo soddisfazione, probabilmente finiremmo rapidamente in prigione. L’uomo ha imparato a simbolizzare per evitare di agire cose dannose per se e gli altri. Così il sogno ci ricorda quello che ci anima dal profondo, ci ripropone questioni sostanziali, per noi, erroneamente rese silenti nel diurno e ce le ripropone schiettamente e attraverso simboli che rimandano a archetipi. Il tutto senza tabù.

Quindi che cosa facciamo quando ci svegliamo e ci accorgiamo di aver sognato? Dimenticare? No il sogno chiede di essere raccontato, di essere svelato, di uscire dalla notte senza senso per illuminare il giorno. Ma “…guai a voi anime prave non isperate mai veder lo cielo”, non cercate di interpretare. Inter-petram ossia tra le pietre, è parola che rimanda alla funzione della lettura delle sentenze nell’antica Roma, quindi racchiude già di per se un giudizio e con lui il tabù. L’assenza del giudizio è il primo mezzo essenziale per accogliere i sogni, è il giudizio che ci sprona a dimenticare l’inaccettabile che poi ci logora di nascosto. “Tradurre è tradire” disse Lacan. E’ sempre il giudice interno che ci fa affermare di non aver sognato e di non sognare mai, è il giudice interno che è terrorizzato dai suoi stessi desideri. “Io non sogno” significa sempre: “…non ti racconterò mai i miei desideri perché sono per me troppo perversi quindi non li racconterò prima di tutto a me stesso”.

Ma a chi raccontare il sogno? Potremmo dire, letteralmente, al primo che capita. Il sogno verrà raccontato sempre al suo destinatario e forse la funzione principale del sogno risiede proprio qui, nel dover essere raccontato. La narrazione di per se ha già uno scopo catartico e di trasformazione. Narrare è il mezzo con cui gradualmente sostituiamo ai racconti di altri su di noi i nostri racconti, con cui ai racconti dei miei genitori su di me sostituisco i miei racconti su di me, è il mezzo con cui ci individuiamo. Dare cittadinanza al sogno, raccontarlo significa dare spazio ai racconti dell’inconscio, dell’anima colei con cui parliamo quando andiamo a dormire, colei che qualcuno chiama dio ovvero che è Dio.

Il significato dl sogno non è mai evidente, e non ci riferiamo alle classiche divagazioni tra contenuto latente o manifesto, ma al simbolo a come la cultura sedimenta significati che diventano simboli. A come nei secoli un drago diventi simbolo di qualcosa per l’alchimia, altro per la religione o altro per le fiabe. Un significato così criptico richiede nel lavoro, quindi, l’umiltà e la pazienza di costruire una cultura sufficiente a scorgere tali sedimenti. Per questo motivo in psicoterapia, di qualunque natura o scuola essa sia, il sogno è lo strumento principe ma è l’ultimo che si impara ad usare e quindi l’ultimo da impiegare per un giovane terapeuta.

Oggi inoltre il sogno non è più solo figlio della notte, discendente del sonno, oggi il sogno viene chiamato anche Terzo Stato. E’ condizione diversa sia dal sonno che dalla veglia e  esiste in entrambe i casi. Ad esempio mentre guidiamo in automatico la nostra automobile e andiamo “altrove”, non è forse sognare? Insomma oggi ci chiediamo, come ha fatto la filosofia occidentale e orientale nei secoli, chi ci dice che il sogno non sia l’essere svegli e la realtà è sogno?

In stile marzulliano… buoni, o pessimi, sogni a tutti.

Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

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