Se nascesse la App per i pazienti in psicoterapia: Immuni?

Sicuramente ci sarebbe la protesta degli psicologi. Ma sia chiaro questo articolo vuole parlarvi della psicoterapia attraverso il covid e non del covid in psicoterapia.

Quando si parla con uno psicoterapeuta si deve cercare di essere controintuitivi. Ma anche dentro alla stessa psicologia che anela a farsi scienza senza particolare successo, c’è chi tende a essere intuitivo e non controintuitivo. Allora il covid, sacro virus con la corona che ci falcidia, può aiutare la psicologia a sfuggire a questa radicata idolatria per l’egosintonia… calma calma… ora mi spiego. Parleremo di emergenza covid e di app per l’immunità per spiegarvi la psicoterapia.

Cosa significa egodistonico

Egosintonico può essere definito ciò che è in sintonia con l’Io. Insomma per capirci  tutto ciò che si sente in sintonia con la propria personalità. Egodistonico, per contro è un’emozione, un impulso, un comportamento che è distonico, dissonante dalla mia personalità. Insomma uno stimolo egosintonico mi conferma chi sono mentre uno egodistonico mi suggerisce che non ho capito molto chi sono. Parimenti le immagini oniriche. Dunque chi lavora coi sogni parteggia sempre per le immagini egodistoniche e mette alla berlina l’IO.

La psicologia è dalla parte del virus

Quindi uno psicologo propone ai pazienti sempre una revisione dei propri modi di contemplare immagini, condotte, emozioni o archetipi. La psicologia, da quella cognitivo-comportamentale alla più psicodinamica, ha sempre come scopo quello di aiutare i pazienti ad accogliere e integrare i contenuti extracomunitari… si li potremmo chiamare così. La psicologia di fronte al virus, chiaramente egodistonico, o meglio potremmo dire antropodistonico, dovrebbe chiedersi cosa voglia. Quale sia la sua utilità nella psiche. Invece la Psicologia, quella ormai ultracentenaria Signora, è ormai giunta all’età in cui tende a dire: “Ai miei tempi si che era diverso… ai miei tempi la vita era vita… no oggi questi giovani”. E in questo piombo sta proteggendo la medicina e con lei sta cercando modi per eliminare gli effetti psicologici del virus.

Lo ripeto: Qualcuno fermi Greta!

Tempo fa ho scritto su Greta Thumberg e anche sui cambiamenti climatici (Clicca qui se vuoi leggere MALTEMPO, AMBIENTALISTI E PSICOTERAPIA: IL NESSO CON LA PSICOTERAPIA ARCHETIPICA). Allora ripartirei proprio dall’inquinamento. Si perchè sembra che il virus si leghi alle molecole inquinanti! Si lo so lo ho detto male ma il senso lo avete capito. Insomma abbiamo inquinato e adesso ci becchiamo il virus. Ma quale forma di primitivo animismo da contrappasso ci anima ancora? Questa è la massima espressione di antroposintonismo possibile. Se mi curo della terra lei mi premia, se faccio il cattivo mi punisce. Ma siamo certi che le punizioni non siano premi? O meglio, siamo certi che quello che noi chiamiamo premi o punizioni, non siano banalmente accadimenti del cosmo? Insomma veramente vogliamo continuare a pensare che l’universo sia nato 5 miliardi di anni fa e che tra 54 miliardi morirà? Ops! Guarda guarda, la specie sapiens sapiens è proprio al centro del tempo cosmico. Insomma antropocentrismo e antroposintonismo che fanno l’amore.

Inquiniamo beatamente

Il rischio è che anche la psicologia e la Psicoterapia si muovano su questa falsa riga. Si muovano premiando o punendo, si muovano assecondando la diffusa idea secondo cui i pazienti siano protagonisti e non comparse. Restiamo sulla metafora ambientale, dunque, e inquiniamo oppure no, ma facciamolo consapevoli del fatto che non possiamo escludere che nella storia del cosmo, la materia si stia organizzando per trasformarsi gradualmente da gas a plastica e che per farlo abbia bisogno di altra materia organica che promuova questa trasformazione. Faticosamente generata nei millenni, la specie Sapiens sta finalmente trasformando, anche se molto lentamente, tutta la terra in plastica, sta facendo estinguere molte specie e così via. Questa, insomma, può essere la rinarrazione antropodistonica della storia del cosmo che finirà tra  un miliardo e trecentonovataduemilacinquecentdue anni. Si mi ergo a profeta e come tutti i profeti vi dico quello che succederà quando non ci sarò, così non devo garantire la mia attendibilità. e se un paziente giunge a questa nuova consapevolezza, starà meglio, smetterà di remare contro le spinte psichiche che hanno diritto, come il virus di fare il loro percorso.

La polizia si incazza

Un mese prima che io nascessi, nel luglio del 1975, usciva questo cult movie che rientra in tutta quella filmografia polizziottesca a me tanto cara. Oggi incontriamo poliziotti dediti al loro lavoro, con una isteria da contagio che ci fermano e a volte carinamente, altre volte in modo profondamente incazzato, ci intimano di tornare a casa, ci propongono un decalogo di cosa possa significare la parola “necessità”. Ma sia inteso, a volte è del tutto necessario, ma altre volte si inflazionano decisamente. Anche questo è il nostro sintomo, la polizia è il modo in cui la psiche si difende dagli effetti del virus. La polizia sono gli anticorpi psichici e, come nel totalitarismo paranoico, noi siamo tutti più controllati. Ma se la polizia si incazza non è detto che abbia ragione. Siamo sicuri che il virus non debba circolare. Siamo sicuri che non vi siano scritti nel libro del destino del cosmo che i virus debbano sopravviverci? La polizia è il vecchio e caro superIo che si è messo la divisa e che ci impedisce l’individuazione.

Immuni La app

La polizia si incazza a tal punto da proporci una app. E noi ci ribelliamo. Ma partiamo da un inciso. Per quanto mi riguarda ogni volta che accendo il telefonino o il pc sto decidendo consensualmente di farmi controllare senza che mi venga richiesto. Ora che mi avvertono manifesto il mio disappunto? Direi che anche questo è un inutile spreco di energie psichiche a meno che non ci poniamo in un’ottica immaginale. La app “Immuni”, ci dovrebbe garantire l’immunità o meglio ha come scopo la crescita dell’immunità, allora nel nostro impulsivo e compulsivo opporci stiamo cercando di far si che ci si contagi. Si perché una parte di noi remota, quella che ragiona ma fatica a farsi sentire, lo sa che la vita è fatta di morte e che la morte è il nostro reale destino. Che ciò avvenga ora o tra 5 miliardi di anni non cambia molto

Il cavaliere nero

Allora il virus che uccide. Il virus che ammazza. Il virus che stermina. Il virus che tortura. Insomma il virus è diventato come il mal tempo o il terremoto che, da bravo cattivo, ha come unico scopo eliminarci e flagellarci. Invece , come ho detto altrove a proposito di Greta e del maltempo, il virus è come il “cavaliere Nero”, quello narrato da Proietti, quello che va per la sua strada e ha come unico scopo la sua strada, quello a cui “nun glie devi da roppe er ca…! Non vuole uccidere, cosi come non lo vuole il virus. Il virus semplicemente percorre la sua via e noi siamo banalmente in traiettoria. Allora anche dire che noi siamo il virus è un antroposintismo. Noi, il virus e ogni cosa, comprese le eteree immagini siamo semplicemente in trasformazione. E moriremo.

Pratica della psicoterapia. Contagio e infezione

Ma torniamo a noi. Torniamo alla psicoterapia, quella alta (scusate so di diventare snob) non vende “senso” agli eventi dei pazienti. Non si alambicca a cercare risposte alla domanda più frequente che viene fatta in terapia: Dottore ma che senso ha? Non si alambicca perché sa che non vi è senso ma che possiamo soltanto percorrere la nostra via, sia che noi siamo benefattori sia che noi siamo sadici killer. Questo ci suggerisce Hillman nel “Codice dll’Anima” ma che tutti travisiamo perché tutti riteniamo di essere i benefattori o le vittime.

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Tutti siamo dell’idea che il virus sia cattivo. Invece la psicoterapia ragiona in modo diverso, lavora sul generare un luogo, prima fisico e poi psichico, in cui si possa divenire eccentrici, in cui si sta fuori dal centro e si comprende che si è comparsa tra le comparse, dentro e fuori di noi. La psicoterapia però, come la scienza medica, distingue il contagio dall’infezione. Sa che un immagine, un’emozione, un archetipo può contagiarci ma che questo non significa che abbia sufficiente carica virale per infettarci. L’infezione deve essere sostenuta, favorita. Allora la terapia è come il medico che non disinfetta e che crea un ambiente confortevole al virus perché, lui, il povero virus che ci ha contagiato ma è stanco dopo il suo lungo viaggio dalla Cina, rischia di non farcela. Invece.

Destino della psicoterapia

Il destino della psicoterapia, dunque, è essere compensatoria. La psicoterapia, non gioca al dottore. La psicoterapia deflaziona l’inflazione o inflaziona la deflazione. Ma poi, in una eterna rotatio, promuove il processo inverso. La psicoterapia si oppone al governo e poi si detronizza il governo che ha sostenuto. Questo è il destino della psicoterapia, quello di essere contro, di opporsi. Si oppone e resiste alle resistenze che impediscono l’individuazione. Allora il paziente che vuole concludere la terapia fa male e quello che non ci pensa neanche pure. Ma se questo è il nostro destino , allora siamo chiamati deontologicamente ad applicarlo e a pensare che sarebbe opportuno che tutti ci infettiamo. Alla maniera di Boris o degli Svedesi. E se mi chiedessero quale specie o quale organismo secondo me deve sopravvivere alla estinzione globale io risponderei certamente io, me stesso, del resto la vita del camaleonte è lenta, oscillante e capace di numeri strabilianti con la lingua e la pelle. Buona clausura.

Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

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